In questo articolo illustro i presupposti concettuali di un orientamento psicologico piuttosto recente (seppur le sue radici affondino in teorie cardine della storia della psicologia): la Psicologia dei Sé. Ho avuto modo di farne conoscenza durante un perfezionamento post lauream, trovandola una voce più originale rispetto alle teorie classiche proposte durante la formazione universitaria. La mia specializzazione si è poi orientata verso un approccio di tipo costruttivista; argomento del prossimo articolo sarà proprio il confronto fra diversi aspetti di questi due ambiti.
La “Psicologia dei Sé” è un quadro teorico che nasce all’inizio degli anni ’70 ad opera di due coniugi americani: Hal Stone (psicoterapeuta di formazione junghiana) e Sidra Levi Stone (psicologa clinica di stampo comportamentista). Inizialmente viene concepito come vero e proprio metodo psicoterapeutico, dotato di tecniche di intervento specifiche. I suoi ideatori però lo hanno col tempo trasformato sempre più in un metodo educativo volto alla consapevolezza di sé e allo sviluppo del potenziale umano.
Le dimensioni chiave di questa struttura teorica affondano le loro origini nei mutamenti socio-culturali e nelle nuove influenze in ambito psicologico proposte già dagli anni ’50-’60:
- l’importanza del concetto di auto-consapevolezza, portato all’attenzione del mondo occidentale da Freud e integrato dall’interazione con le filosofie orientali;
- il movimento per lo sviluppo del potenziale umano promosso da Maslow e dalla Psicologia Umanistica;
- la comunicazione inter e intra personale, riconosciuta come una componente fondamentale delle relazioni umane;
- il concetto di personalità, intesa sempre più come processo in continuo divenire e non come dimensione statica e monolitica;
- la conseguente rilevanza attribuita dalla Psicoterapia della Gestalt (Perls) e dall’Analisi Transazionale (Berne) all’espressione e alla drammatizzazione delle varie parti della personalità.
Nella visione degli autori infatti, la personalità non è un’entità psicologica unitaria ma un insieme dinamico di sub-personalità in competizione fra loro per ricevere attenzione e soddisfare i propri bisogni. Tali sub-personalità vengono suddivise in due grandi gruppi:
- i Sé Primari, l’insieme degli atteggiamenti e comportamenti di una persona con i quali essa si è originariamente identificata. Ciò accade perché fin dai primi mesi di vita questi aspetti (ad es. altruismo, disponibilità, autocontrollo) sono stati incoraggiati ad emergere, poiché ben visti dal sistema familiare e dalla cultura di appartenenza. Una sorta di eredità collettiva di valori, modelli di azione e idee circa il genere di persona che “bisogna essere”, allo scopo di potersi garantire la sopravvivenza e una maggiore accoglienza, approvazione, protezione da parte del gruppo di appartenenza. Tali Sé sono soggettivi e differiscono nelle loro combinazioni da persona a persona; possono variare durante la vita e possono inoltre coesistere in uno stesso individuo raggruppamenti di aspetti primari diversi in ambienti differenti (sul lavoro, nella vita di coppia, nel ruolo genitoriale).
- i Sé Rinnegati, le polarità opposte ai Sé Primari: le sub-personalità che vengono giudicate negativamente dalla famiglia, dalla società e di conseguenza anche dall’individuo (ad es. egoismo, maleducazione, espressione di certe emozioni quali rabbia o dolore) poiché rischiano di allontanarlo dal riconoscimento e dall’accettazione sociale di cui ha bisogno, specie nei primi anni di vita.
L’insieme di tutti i Sé Primari con cui una persona si identifica è denominato Ego Operativo ed è considerato una funzione esecutiva della psiche: è colui che “decide” cosa fare e come farlo, prendendo in considerazione solo le scelte automatiche concesse dai Sé dominanti.
Gli autori affermano che i Sé Primari investono molte energie per continuare a respingere le pulsioni contrapposte dei Sé Rinnegati, che vorrebbero venire alla luce e potersi esprimere liberamente. Essi rappresentano una minaccia all’ordine precostituito, agli schemi di comportamento stereotipati e prevedibili appresi nell’infanzia e messi in atto dalla persona fino a quel momento, fonte di sicurezza e accettabilità ma anche di rigidità e stasi.
Secondo la Psicologia dei Sé, la personalità di un individuo così strutturata è come se venisse espressa parzialmente, riconoscendone e coltivandone solo alcune parti ed escludendone altre che, pur rimanendo apparentemente in ombra, sono comunque attive.Le sub-personalità rinnegate infatti si possono manifestare in molti modi: nei sogni, in momenti di vita particolarmente stressanti o critici o di cambiamento, ma soprattutto nelle relazioni interpersonali intrattenute dall’individuo. Tali relazioni spesso si basano sulla proiezione dei propri Sé Rinnegati su di un’altra persona. Gli autori affermano che
“le persone che scatenano in noi forti reazioni negative sono delle rappresentanti dirette dei nostri Sé rinnegati. Analogamente, le persone verso le quali proviamo una specie di fascinazione incontrollabile, sono anch’esse rappresentazioni dirette delle nostre parti trascurate o soffocate” (Stone H. e S., 2009).
Riassumendo: per ogni Sé Primario con cui una persona si identifica esiste almeno un Sé Rinnegato di energia uguale e opposta che spesso, non avendo il permesso di manifestarsi, è proiettato sulle altre persone con cui viene intrattenuta una relazione. Fino a quando quel particolare aspetto verrà respinto e non riconosciuto, è molto probabile che continueranno a presentarsi situazioni, incontri, relazioni caratterizzate da quel particolare tipo di energia.
I coniugi Stone non attribuiscono giudizi di valore all’uno o all’altro polo o raggruppamento di Sé (Primari o Rinnegati). Affermano che
“ogni nostra energia primaria ci è stata veramente di aiuto fino ad un certo momento e dovrebbe essere onorata come tale, anche se adesso non è più particolarmente utile.
Forse in noi esiste un numero infinito di Sé. Ognuno ha qualcosa da insegnarci. Ognuno arricchisce la nostra percezione del mondo. Quanto più ci coinvolgiamo profondamente con un altro essere, tanto più la relazione sfida un numero sempre maggiore di questi Sé ad emergere in superficie ” (Stone S., 1996).
La proposta degli autori è quella di considerare il potenziale insegnamento che ogni relazione può rappresentare, mettendoci metaforicamente di fronte ad un negativo fotografico di noi stessi e consentendoci di guardare alle parti inespresse della nostra persona che sono state disconosciute e ripudiate in assoluto senza possibilità di appello.
I Sé protettivi
E’ stato detto che il numero dei Sé che possono manifestarsi in ogni persona è potenzialmente illimitato. Inoltre, il fatto che un determinato aspetto o comportamento venga espresso come Sé Primario o rifiutato come Sé Rinnegato è assolutamente soggettivo e derivante dalla cultura familiare e dalla società di appartenenza.
Ciò nonostante, i coniugi Stone ipotizzano l’esistenza di alcuni Sé Primari caratteristici globalmente diffusi, che nascono con la specifica funzione di proteggere il bambino nei primi anni di vita, in cui versa in una condizione di estrema vulnerabilità. Per questo sono denominati Sé protettivi.
- Il Controllore: nota qual è il comportamento ricompensato dai genitori e quale quello punito, dà senso alle regole del mondo e stabilisce un vero e proprio codice di comportamento per il bambino. Se particolarmente rigido, rende difficile rimettere in discussione il proprio modo di essere.
- Il Perfezionista: stabilisce gli standard di qualità a cui ogni aspetto della persona deve corrispondere, impeccabili ed elevati su tutti i fronti per evitare le critiche e i giudizi negativi che potrebbero provocare sofferenza. La tolleranza per la fragilità e imperfezione della natura umana è però molto ridotta e ciò può innescare nella persona autovalutazioni molto severe.
- Il Critico interiore: in stretta collaborazione con il Perfezionista, rileva gli errori e le inadeguatezze dell’individuo prima ancora che possano farlo gli altri, sottoponendolo ad un esame di coscienza preventivo che può metterlo al riparo da ogni dispiacere. C’è il rischio che l’autostima subisca un calo considerevole, tanto da provocare una svalutazione complessiva delle potenzialità della persona (Stone H. e S., 2008).
Questi sono alcuni esempi di Sé protettivi peculiari che, se utilizzati in modo proficuo, possono aiutare durante la crescita, la conoscenza del mondo e la formazione della personalità. Al contempo, se esercitano un controllo globale sul comportamento, possono impedire alla persona di fare esperienza nella totalità dei suoi aspetti anche negativi, imperfetti e contraddittori, non rischiando nulla al di là di ciò che è conosciuto e familiare, quindi rassicurante.
La tecnica del Voice Dialogue
Gli Stone propongono un processo di intervento a più livelli denominato Voice Dialogue (Dialogo delle Voci). E’ una tecnica che permette di sperimentare e conoscere, in un ambiente protetto e sicuro, quali sono gli aspetti dominanti e rinnegati di una persona, quali meccanismi ripetitivi inducono a mettere in atto e cosa si può fare per consentire alle parti sommerse di venire in superficie. Tutto ciò attraverso la guida di uno psicoterapeuta, un facilitatore o un counselor appositamente formati.
Il primo passo è quello di affinare progressivamente una “visione lucida” della propria condizione, sinonimo di autoconsapevolezza. La visione lucida consente di percepire in maniera più imparziale i diversi aspetti caratterizzanti di se stessi e del proprio ambiente, divenendo maggiormente consci delle origini dei propri Sé Primari e Rinnegati e imparando a dis-identificarsi da essi.
Successivamente è importante concedersi di fare “esperienza” dei propri Sé, ovvero far manifestare in vari modi le sub-personalità: sia quelle primarie e dominanti con cui la persona si è identificata, sia quelle rinnegate che sono state messe a tacere e che cercano un canale di espressione delle loro esigenze. Ascoltando le motivazioni e le richieste di tutte, sarà possibile comprendere maggiormente le origini di certi comportamenti e lasciare sempre più spazio a quei Sé Rinnegati inizialmente considerati pericolosi, senza che costituiscano una minaccia per la propria personalità.
In ultima analisi, la tecnica propone un graduale passaggio da un Ego operativo (l’insieme di tutti i Sé Primari con cui una persona si identifica) a un Ego consapevole. Per quest’ultimo si intende un processo di consapevolezza in continuo divenire, in grado di accogliere contemporaneamente vari Sé senza giudicarli (ad es. il Sé attivista e quello pigro, il Sé altruista e quello più egoista). L’Ego consapevole è capace di gestire la tensione fra gli opposti e di operare delle scelte senza privilegiare o penalizzare a priori nessuna sub-personalità. La possibilità di essere in contatto con tutte e due le polarità che costituiscono i Sé Primari e i rispettivi Sé Rinnegati, senza che una predomini sull’altra, permette di compiere scelte più efficaci e versatili nelle differenti situazioni quotidiane e di dialogare in maniera più fluida e libera sia con se stessi sia con gli altri.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
- Stone, H. & S. (1996), Il Dialogo delle Voci, conoscere e integrare i nostri Sé nascosti. Amrita Edizioni, Torino
- Stone, H. & S. (2006), La coppia viva, come prendersi cura di sé e dell’altro per crescere insieme. Edizioni Crisalide, Latina
- Stone, H. & S. (2008), Il critico interiore. Mai più contro noi stessi! Macro Edizioni, Cesena
- Stone, H. & S. (2009), Tu e Io: incontro, scontro e crescita nelle relazioni. Xenia Edizioni, Milano