Tutti gli articoli di Giulia Tortorelli

#AccaddeInQuell’età – Incontri letterari, terzo appuntamento

…E voi lo sapete perchè l’elefante del circo, grande e grosso com’è, non scappa mai?!

Scopriamolo insieme grazie all’incontro letterario di oggi, uno spunto per riflettere sulle nostre #scelte e #possibilità!

Buona Visione!

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Giulia Tortorelli Psicologa Psicoterapeuta

 

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DURANTE E DOPO DI NOI: dalla legge alla clinica-Diretta Facebook

Questa foto (in cui siamo particolarmente concentrate!😉) è stata scattata più di un anno fa, in occasione del convegno che ci ha visto insieme per parlare di disabilità, dopo di noi, psicologia, diritto, collaborazioni…

Incontriamoci di nuovo online, in occasione della diretta del prossimo giovedì 18 giugno sulla pagina Giulia Franco: fratelli e sorelle di persone disabili, con l’avvocato Rossana Miotto.
Le famiglie con un’esperienza di disabilità sono state tra le più provate dalla recente emergenza COVID-19.

Crediamo che soffermarci sul presente per agevolare il futuro sia una delle risorse più utili per tutti su cui confrontarci.
#disabilità #dopodinoi #diritto #psicologia #presente #futuro

Emergenza: cosa è davvero importante?

Mi è sempre piaciuto perdermi tra le parole: spesso per ritrovarmi, a volte per lasciarmi coccolare, per fantasticare mondi nuovi, per immaginare possibilità, per abbandonarmi, per scoprire… Certamente, soprattutto da quando lavoro come psicologa, anche per curare. Il noto oncologo Umberto Veronesi affermava:

“Bisogna tornare alla Medicina della persona.

Per curare qualcuno dobbiamo sapere chi è,

che cosa pensa, che progetti ha, per che cosa gioisce e soffre.

Dobbiamo far parlare il paziente della sua vita, non dei suoi disturbi”.

Dall’antichità ai giorni nostri i grandi maestri, filosofi, educatori, psicologi, letterati… hanno suggerito che la parola non è una natura morta, statica, fissa e immutabile. La parola è viva e creativa, rappresenta la “materializzazione” del nostro pensiero e delle nostre emozioni. Il linguaggio è come un forziere carico di significati personali, una bacchetta magica con cui costruire la propria realtà e condividerla, scambiarsela comunicando con gli altri.

Una parola può fare la differenza: può plasmare, può distruggere, può confondere, può allontanare, può unire, può… cambiare e far cambiare. Quindi, concediamoci di giocare un po’.

Emergenza

Una tra le parole ricorrenti e di grande rilievo di questo periodo. L’abbiamo vissuta e la stiamo vivendo tutti nelle nostre differenze. Non è la prima né sarà l’ultima ma ci coinvolge enormemente, più di altre emergenze passate o in corso, forse perché sentiamo che ci tocca in prima persona. La parola resta la stessa, ma se la guardiamo bene cambia in base a cosa si accompagna, come fosse un essere che muta la sua forma a seconda delle stagioni.

  • Emergenza sanitaria
  • Emergenza psicologica
  • Emergenza lavorativo-economica
  • Emergenza sociale
  • Emergenza scolastica…

Sono contemporanee e scombussolano le nostre vite su più fronti, anche se per ciascuno in modo diverso.

Viaggiando un po’ oltre i significati intrinseci di “urgenza” e “pericolo” che le attribuiamo, cosa racchiude metaforicamente questa parola? Sbirciamo sul vocabolario: alla voce “emergere” c’è il concetto di un’azione che si compie. Venire fuori da qualcosa, rendersi visibile, apparire chiaramente, distinguersi, imporsi all’attenzione…

Quando attraversiamo un’emergenza, è come se facessimo un incontro improvviso con qualcosa che forse prima non c’era o noi non sapevamo esistesse o ancora non volevamo vedere; qualcosa che si era nascosto tra le tante altre cose della vita… ma che adesso non è più possibile ignorare perché è diventato evidente. Qualcosa che riguarda noi, gli altri, il mondo e il modo in cui viviamo, le scelte che facciamo.

Mi è piaciuta molto un’immagine raccontata dalla Professoressa Daniela Lucangeli* per descrivere questo nostro presente. Facciamo finta che la nostra vita sia un mare: quando è calmo tutto sembra al suo posto, quando si scatena la tempesta tutto si rimescola… E quando la tempesta si placa, prima di tornare calmo, il mare restituisce, fa emergere ciò che è stato smosso e che noi stessi ci avevamo riposto. Alghe, conchiglie, spazzatura, sabbia e sassi, tante specie di pesci colorati, relitti antichi…

Può essere rappresentativo di ciò che ci sta accadendo e con cui ci stiamo confrontando. Rimanendo nelle immagini della metafora, possiamo chiederci: “Com’è il mio mare, cosa ci ho messo? Io chi sono: un vascello che resiste a tutto, una barca che veleggia con calma, una zattera di sopravvivenza, un messaggio in bottiglia, uno scoglio su cui infrangersi, una boa di salvataggio, un pesce in esplorazione, un’onda… Questa emergenza cosa sta portando fuori? Dopo la piena, nella risacca della spiaggia, cosa si è perso, cosa rimane, cosa è comparso di nuovo? Tutto questo come mi fa sentire?”

Sono alcuni spunti di riflessione, non scontati e che può essere utile e interessante affrontare con qualcuno. Il supporto psicologico in questi casi è un buon alleato per affrontare interrogativi, dubbi, senso di perdita dell’orientamento e desiderio di ridare un senso e una direzione alla propria rotta. Ritrovare la bussola.

“Essere in emergenza” può assumere allora anche il significato di capire cosa è davvero IMPORTANTE e RILEVANTE per noi, prenderlo in considerazione diversamente da prima, cogliere l’opportunità di cambiare, porre attenzione al mare della nostra vita per solcarlo come più ci piace.

Poiché la disperazione era un eccesso che non gli apparteneva,

si chinò su quanto era rimasto della sua vita,

e riiniziò a prendersene cura,

con l’incrollabile tenacia di un giardiniere al lavoro,

il mattino dopo il temporale.

Seta – Alessandro Baricco

Piccoli spunti di lettura

Gianni Rodari: “La grammatica della fantasia”

Gianrico Carofiglio: “La manomissione delle parole”

Ella Frances Sanders: “Lost in Translation”

*Professoressa Daniela Lucangeli, Pro-rettrice e Professore Ordinario in Psicologia dell’Educazione e dello Sviluppo dell’Università di Padova, attualmente componente del Comitato di Esperti Ministeriali per la ripresa della scuola.


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#AccaddeInQuell’età – Incontri letterari, secondo appuntamento

23 maggio, secondo appuntamento della rubrica!

Un po’ alla volta, in questo nostro strano presente, in questa così detta “Fase 2”, molte cose continuano a cambiare e dobbiamo essere flessibili ed agili per adattarci… Lo spunto letterario di oggi è un invito a cavalcare l’onda del momento! Un surfista che si trova di fronte un muro d’acqua, forse se lo chiede: “Che faccio, mi ci butto o lo schivo? E’ l’onda buona o meglio aspettarne un’altra?”. E nel frattempo il mare scorre… Non è semplice andare nel profondo, ma quante cose si possono scoprire?

Leggere è incuriosirsi, aprire il cuore e la mente e il corpo a storie nuove, cercare qualcosa di importante per noi stessi, appassionarsi, condividere! Leggere in solitudine è una coccola; leggere in compagnia, in coppia e con i propri bimbi, è come un gioco, un’avventura, una mappa per scoprire un tesoro! La famiglia stessa è una storia incredibile che cambia di continuo, un romanzo da scrivere e da leggere insieme!

Buon ascolto!

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#AccaddeInQuell’età – Incontri letterari, primo appuntamento

Oggi, 23 aprile 2020, comincio un nuovo #viaggio. In realtà il “primo passo” l’ho mosso da tempo per arrivare a questo appuntamento con voi. Vi faccio un invito, proprio qui all’interno del video che seguirà, che mi auguro possa essere un piacevole inizio, un #incontro, uno #scambio reciproco nel tempo.
Sono emozionata: curiosa, trepidante, titubante, felice… Lì dove si intrecciano diverse passioni e competenze trovo quella sorgente viva che fa #crescere! Buona #scoperta!

Vuole essere una rubrica dedicata alla #letteratura, alla #poesia e alla #psicologia.
Un incontro mensile con le storie di grandi autori e soprattutto con noi stessi, ugualmente autori delle nostre #storie personali!
Un piccolo appuntamento per provare ad attingere alle nostre passioni e trasformarle in creazioni.

#ioleggoacasa #ilmaggiodeilibri #23aprile #giornatamondialedellibro #seleggoscopro 

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Di sogni, esperienze e raccolti fruttuosi: dialogo tra me professionista e persona

Stiamo tutti vivendo giorni, settimane che si trasformano in mesi decisamente fuori dalla famosa comfort zone: la personale “area comoda della vita” di cui noi psicologi parliamo spesso ai nostri clienti, considerando insieme la possibilità di guardare oltre, esplorare le aspettative e poi uscire per sperimentare gradualmente cosa c’è e cosa può accadere fuori. Oggi il panorama sembra capovolto. L’invito è quello a restare dentro ma non è così ovvio che quel “dentro”, salvifico da un lato, sia rassicurante e comodo per tutti.

Dentro alle proprie abitazioni nel migliore dei casi, dentro aree di isolamento preventivo, dentro agli ospedali, dentro alle case di cura, dentro alle zone rosse… Poi ci sono “dentro” metaforici ma con enormi ricadute pratiche: ad esempio stare dentro alle regole, apparentemente più stringenti del solito o forse semplicemente diverse ma che ci mettono a volte in grande difficoltà e discussione. E poi ci sono “dentro” più intimi: entrare dentro alle nostre paure, ai silenzi, alle incertezze, al nostro dolore, alla nostra fragilità, alla noia… Ma anche ritrovare passioni accantonate da tempo per mancanza di tempo, legami da ricostruire, progetti presenti e futuri da afferrare, assecondare la voglia di prendere una pausa da tutto…

Il contenitore siamo noi, il contenuto quindi è infinitamente soggettivo.

Questo lockdown, questo confinamento forzato oggi sta diventando un’esperienza condivisa, uno stop alla vita che conducevamo fino a poco fa e che se pur diversa, prima o poi riprenderà in maniera vagamente simile per la maggioranza della popolazione. Fatto salvo le tragedie umane che a causa del virus si stanno consumando e i cui effetti sociali ed economici si vedranno globalmente tra un po’ di tempo.

Ci auspichiamo di poter trarre più di un valido insegnamento per il futuro e ognuno di noi, come cittadino e come professionista, volge il faro ad illuminare ciò che più gli sta a cuore, l’area professionale di cui si occupa con le problematiche che si sollevano, ciò che vibra nelle sue corde e che lo orienterà creativamente per dare supporto e stare accanto con competenza a chi si rivolgerà a lui.

Illustrazione del fumettista Massimo Cavezzali

Ecco quindi che questa mattina ancor prima di svegliarmi, in quel dormiveglia strano in cui Morfeo dispensa gli ultimi regali prima del giorno, ho avuto una piccola ma potente epifania! Mi è apparso un numero, non da giocare al Lotto (che tra l’altro se ho ben capito è stato sospeso)! Il numero di un anno significativo della mia vita, non troppo tempo fa, in cui un evento personale ha richiesto una lunga difficile e dolorosa pausa dalle attività consuete così come le conoscevo. Una pausa a tempo indeterminato, nel senso che all’inizio non era possibile intravederne i confini; ci sono stati momenti in cui ho creduto che non si sarebbe più trattato di una pausa ma si sarebbe trasformata nella mia nuova condizione di vita. Mi veniva richiesto di fare i conti con l’evidenza di un importante cambiamento.

Esiste una fetta significativa di popolazione che sperimenta sensazioni simili tutti i giorni e da moltissimo tempo e vive oggi una duplice condizione: essere pericolosamente esposta al rischio di contagio (poiché più vulnerabile) e essere al contempo maggiormente “abituata” alla richiesta di quarantena che viene imposta, perché ahimè per loro non è un’eccezione ma quella condizione di vita che io stessa ho temuto. Sto pensando alle persone con una disabilità (sia essa cognitiva, motoria, sensoriale, congenita o acquisita), con una malattia cronica e/o degenerativa, con una patologia psichiatrica, che vivono per lo più in casa o nei centri di accoglienza, con a fianco i caregivers familiari e tutti gli operatori che sostengono i loro percorsi ri-abilitativi. Per loro spesso non esiste il vincolo di tempo di tre o quattro settimane per riprendere a immaginare una graduale normalità. Ogni singolo giorno è e sarà un traguardo: contemporaneamente speranza e sofferenza, scoperta e abbattimento, gioia nelle piccole cose e rammarico nei grandi rimpianti. A volte non hanno una cura farmacologica a loro immediata disposizione ma sono nel bel mezzo del viaggio di fiduciosa ricerca; ecco perché diventa ancor più essenziale e “curativa” la presenza, lo stare accanto, il supporto e l’intervento professionale che possiamo offrire loro, familiari compresi non dimentichiamolo.

Mi è apparso, dicevo, quell’anno stagliato sullo sfondo dei miei sogni e una voce in lontananza commentava: ciò che sul momento è sembrato un tracollo, si è rivelato poi un grande banco di prova! L’esperienza vissuta allora di restrizione delle libertà abituali, di dipendenza dall’aiuto degli altri, di assoluta incertezza sul futuro mi ricordano molto ciò che adesso è patrimonio di tutti; e questo livellamento mi accorgo che in realtà mi infonde fiducia. Fiducia nel fatto che forse potremo comprenderci di più; potremo immedesimarci ancora meglio nelle vite degli altri; potremo sentire, ad esempio, che una battaglia per conquistare determinati diritti non appartiene esclusivamente ad una categoria di persone poiché ciò che riguarda te riguarda in qualche misura anche me, se siamo connessi.

Da quella dura prova che ha rischiato di schiacciarmi, sono sbocciati percorsi alternativi molto fruttuosi: ho scelto con maggior decisione di occuparmi dell’universo disabilità, facendolo “da fuori e da dentro”, immergendomi cioè in prima persona anche negli aspetti più scomodi e dolorosi delle storie di vita. Mi sono conosciuta di più, ho tentato di prendere le distanze da tutto ciò che mi terrorizzava per poi necessariamente aver bisogno di riavvicinarmi a me stessa, caleidoscopio fatto dell’una e dell’altra forma. Personalmente sono stata molto fortunata: quell’esperienza critica è oggi un ricordo ma il senso che ha avuto per me resta senza tempo e indelebile. Ecco perché nutro fiducia nella capacità di adattamento creativo intrinseca nell’essere umano, nella possibilità di rinascere anche dalle ceneri più ardenti.

Noi psicologi e psicoterapeuti siamo oggi più che mai fortemente chiamati a crederlo, invitati a rivedere la nostra professione a servizio degli altri senza svilirla, svenderla o improvvisarla. Noi con le nostre ferite personali, con cui è bene fare i conti* non per cicatrizzarle con la forza ma per usarle assieme alle teorie, alle tecniche, alle competenze, agli aggiornamenti, per avvicinarci ancora di più alla comprensione dell’esperienza dell’altro, riconoscendo di poter “essere con”, senza sovrapporsi.

Forse è anche questa una delle sfide dell’esperienza pandemia, che assomiglia moltissimo alla sfida quotidiana di tutte le persone che soffrono per le più svariate condizioni accennate in precedenza:

scoprire di poter stare con noi stessi

accettando sia ciò che siamo

sia lo stupore di ciò che diventeremo.

[*In merito a questo c’è un bellissimo libro che mi sento di consigliare: Il guaritore ferito, di H. Nouwen]

Festival della disabilità creativa a Cassola: 27-29 febbraio

NOTA BENE: Segnalo che a seguito dell’emergenza sanitaria in corso causata dalla diffusione del nuovo COVID-19, per contenerne il contagio e per aderire strettamente alle linee guida diffuse dalle istituzioni, l’evento descritto in questo articolo è stato annullato e rimandato a data da destinarsi.

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Il prossimo 29 febbraio avrò il piacere e l’onore di essere tra gli ospiti di una bellissima serata all’interno della terza edizione del “Festival della disabilità creativa” di Cassola, promosso dal Comune in collaborazione con la

Fondazione Aida di Verona e l’associazione Disability Freedom.

Mettere assieme due parole così apparentemente distanti come “disabilità” e “creatività” è un insolito invito a riflettere su come ci approcciamo a questo tema, cosa ne pensiamo, cosa conosciamo o cosa non immaginiamo, quali risorse sono in grado di mettersi in moto nelle persone per sopravvivere e vivere al meglio delle proprie possibilità.

Estratto del TG BASSANO del 29 gennaio 2020

L’incontro con la disabilità, in qualunque circostanza della vita accada, rappresenta una sfida importante che richiede a tutti di adattarsi, evolvere, cambiare, scoprire, essere disponibili e creativi per reinventarsi.

In questa occasione particolare mi è stato affidato un compito di grande responsabilità: parlare di AMORE!

L’Amore non è uno ma multiforme e soggettivo, potente e terapeutico, elemento capace di aiutare a superare barriere fisiche e mentali. Ecco perché con un gioco di parole provocatorio in questo caso, mi piace definirlo “abile”: invita le persone ad essere attive protagoniste delle loro vite e delle loro relazioni anche quando sembrano esserci ostacoli decisamente difficili da affrontare.

L’Amore conforta ma non lascia tranquilli: esige benignamente che ci si dia da fare per vivere a pieno le proprie scelte; non può essere delegato ad altri, diventa responsabilità e ricompensa di ciascuno di noi.

L’Amore si esprime sempre attraverso un incontro. Con noi stessi, i primi ad essere chiamati ad amarci. Il nostro corpo, la nostra mente, le nostre emozioni… ci rendono unici nella nostra globalità. L’accoglienza e la conoscenza di ciò che siamo, in particolar modo nella disabilità, è una delle più potenti chiavi di volta per permettere l’accesso al nostro mondo più intimo, che può così entrare in contatto con quello degli altri. Dando vita a tutte le forme di Amore possibili: nella coppia, nella famiglia, nella genitorialità, nelle amicizie…

L’Amore è anche incontro di corpi, fisicità, contatto, tocco, scoperta, confini, piacere… Dimensioni complementari e spesso cariche di pudori e di tabù, specialmente se guardate attraverso gli occhiali della disabilità.

Per favorire una sempre maggiore e reale integrazione tra le persone; per far sì che le differenze non siano qualcosa da negare, da nascondere, da compatire… bensì da riconoscere e valorizzare nell’aiuto reciproco; per convivere con la diversità rendendola una ricchezza… l’Amore aiuta a comprendere, nel senso di prendere-con, tenere insieme tutte le apparenti contraddizioni e mescolarle a favore del singolo e del gruppo.

Vi aspetto numerosi per continuare a confrontarci e parlarne insieme, con Helga e Federico di Disability Freedom e con Maximiliano Ulivieri, docente e formatore nel campo del turismo accessibile per disabili e autore di LoveAbility, il primo libro italiano che affronta il tema dell’assistenza sessuale per disabili, una realtà consolidata in gran parte dell’Europa ma di cui il nostro Paese fatica a prendere atto.

Scarica il Comunicato stampa e la Locandina dell’evento!

Disabilità_Creativa_Terza_edizione_ComunicatoStampa 

Locandina

Nuova collaborazione nello studio di Vigodarzere!

Per me è sempre un arricchimento poter creare nuove collaborazioni all’interno dei miei studi.

Lavorare in equipe permette di accogliere le persone che si rivolgono ai professionisti fornendo loro un servizio completo, variegato, capace di prendere in carico contemporaneamente più aspetti delle loro difficoltà e problematiche.

Condividere inoltre consente di approfondire insieme le questioni portate da più punti di vista, aiutando le persone stesse ad analizzarsi ed esplorare le loro possibilità in maniera globale, stimolando tutte le risorse a loro disposizione.

Ecco perché sono molto felice di iniziare con questo gennaio 2020 la condivisione dello studio professionale di Vigodarzere con una nuova collega: la Dottoressa Isabella De Maria, Logopedista.

  • Terapia Miofunzionale
  • Ritardi del linguaggio
  • Rieducazione glosso-posturale
  • Tecnica Prompt di 1° livello

Sono solo alcuni dei servizi da lei offerti per aiutare adulti e bambini nel processo di rieducazione del linguaggio e della comunicazione, funzioni indispensabili per la vita e la relazione con gli altri.

Ecco i suoi contatti per fissare un appuntamento:

Telefono: 388-18 28 472   / E-mail: demariaisabella@gmail.com

L’augurio è quello di proseguire insieme per il meglio nel nostro percorso di crescita professionale!

La relazione fraterna nella disabilità: dialoghi con i genitori.

Essere fratelli è una problema?

Avere un fratello/sorella con disabilità non è di per sé un problema, ma può costituire una condizione di “fragilità” che richiede attenzioni e cure particolari. La specificità della relazione fra i siblings (termine anglosassone con cui si identificano i fratelli e sorelle di persone con disabilità), pone in primo piano l’importanza di preservare il rapporto di fratellanza in quanto tale come esperienza di vita unica ed insostituibile nel percorso di vita della persona.

Cosa centrano i genitori?

Gli interventi e le proposte specifiche rivolte direttamente ai fratelli sono molto utili per sostenere i ragazzi nel loro percorso di crescita, senza dimenticarci dell’importanza che ricopre il ruolo dei genitori in questo processo. Con questo ciclo di incontri vogliamo iniziare a lavorare con loro. E’ nella famiglia che troviamo, infatti, le risorse fondamentali per preparare un terreno fertile di prevenzione e cura, le condizioni necessarie per consentire ai fratelli di contattare, condividere ed elaborare le proprie emozioni.

Una poesia di Gibran recita:

Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive,

i vostri figli sono lanciati in avanti.”

Il poeta descrive uno dei compiti più ardui e coraggiosi di un genitore: far sì che i figli realizzino se stessi anche, a volte, in modi molto diversi da come una mamma o un papà avrebbero immaginato. Stare accanto lasciando libertà, essere presenti immaginando il futuro. Rifletteremo su come favorire lo sviluppo di un rapporto di reciprocità tra fratelli nel rispetto della diversità, unicità e indipendenza di ciascuno.

DOVE – Centro Dadi, via Chioggia 2, Padova

QUANDO – Sabato 25 gennaio, 15 febbraio, 7 marzo 2020 dalle 16.00 alle 18.30

COSA FAREMO – Proponiamo un percorso attivo e partecipativo in cui:

  • acquisire delle nozioni sul tema della relazione fraterna nell’esperienza della disabilità
  • condividere liberamente riflessioni e vissuti sul proprio ruolo di genitori, per mettersi in gioco in maniera creativa
  • potenziare e valorizzare le proprie risorse personali e acquisire nuove competenze comunicative ed emotive

Vi aspettiamo per trascorrere insieme 3 pomeriggi formativi su un tema così complesso e di cui è importantissimo riuscire a parlare, per condividere le esperienze, uscire dal bozzolo e fare rete!