Il legame fraterno è uno dei più significativi durante l’arco della vita. Ci sono casi in cui questo legame si caratterizza per la presenza in famiglia di un fratello o una sorella con disabilità di varia natura. Il ruolo degli altri figli, la relazione che si realizza tra loro e con i genitori e il mondo esterno (educatori, insegnanti…), possono diventare ancora più complessi e variegati e meritano un’attenzione particolare.
Cercheremo di esplorare tali esperienze uniche e personali dal punto di vista dei genitori e degli educatori esterni alla famiglia, per costruire insieme prospettive presenti e future e immaginare buone prassi che facilitino tutti coloro che, a vario titolo, sono immersi nell’esperienza e nel vissuto della disabilità.
Cosa significa essere fratelli nella disabilità? (Possibili implicazioni psicologiche, familiari, educative e sociali…)
Una nuova opportunità per dialogare insieme sul tema 𝗦𝗜𝗕𝗟𝗜𝗡𝗚𝗦: 𝗘𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗙𝗿𝗮𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗗𝗶𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀.
Perchè è fondamentale soffermarsi su questa speciale relazione fraterna e dare voce a tutti i membri della famiglia?
Che ruolo hanno i fratelli e le sorelle nel caregiving (prendersi cura) del loro caro con disabilità?
Quali ripercussioni ci sono per la famiglia?
Vi aspettiamo numerosi per dialogare assieme! 💜
A questo link è possibile rivedere la registrazione della diretta!
Ricordo molto bene il mio anno da #volontaria del Servizio Civile Nazionale presso il Settore Servizi Sociali del Comune di Padova. Era il lontano 2008, ma il tempo che passa non scalfisce le esperienze significative della vita. Un anno impegnativo e formativo, grazie al quale ho potuto conoscere meglio alcune realtà del territorio, creare rete con colleghi che poi sono diventati amici e collaboratori, entrare in contatto con tante persone diverse (dai bambini nei doposcuola agli anziani soli nelle loro case), conoscere i loro mondi e “farmi le ossa” per la professionista che stavo diventando. Un anno molto diverso da quello che stanno vivendo attualmente i ragazzi e le ragazze impegnati nei loro progetti di Servizio Civile (nel frattempo diventato Universale).
Grazie ad una collaborazione come #formatrice con l’Università degli studi di Padova, ho avuto la fortuna di conoscere un piccolo gruppo di giovani volontari e volontarie con i quali ho condiviso un pezzetto di strada appena concluso. Devo dire che sono doppiamente da ammirare per la dedizione che stanno dimostrando nella loro scelta di vita in un anno che sta mettendo tutti così aspramente a dura prova! Oltre ad affrontare i temi previsti dal percorso formativo (se sei curioso di sapere quali sono leggi l’articolo fino in fondo!) ho sentito l’importanza e il dovere professionale di raccogliere le loro #fatiche, le loro #difficoltà, la #frustrazione che anche attraverso uno schermo trapelava dai loro sguardi, la stanchezza del periodo con tutte le limitazioni del caso, il repentino cambio di programma che i loro progetti hanno subito. E’ stato importante riflettere insieme sui #vincoli e anche sulle #possibilità di questo nostro presente, cercare di condividere le emozioni più scomode e difficili, per tutelare la salute psicologica non solo degli utenti con cui lavorano ma anche di loro stessi come volontari e come persone!
Tornare sul campo questa volta in veste di professionista mi ha fatto mettere in gioco una volta in più, mi ha fatto fare un salto indietro nel tempo a quella giovane volontaria che ero, ai sogni e alle speranze e alle ambizioni che avevo, ho potuto osservare quello che negli anni è accaduto, l’evoluzione incredibile a cui tutti noi siamo predisposti, se contemporaneamente accogliamo il #cambiamento e promuoviamo attivamente la strada migliore per noi!
Non possiamo sapere con certezza cosa ci riserva il #futuro, ma possiamo orientare la nostra bussola verso ciò che ci realizza, cercando di circondarci di persone con cui affrontare le tempeste, se ce ne saranno.
Per questo auguro a tutti i volontari di riuscire a sostenersi a vicenda per saper sostenere,
di riuscire a farsi aiutare per poter aiutare,
di scoprire le opportunità anche dove sembrano non esserci per saper trasmettere speranza nel futuro.
Se desideri conoscere i temi degli incontri, ecco una piccolissima anteprima di alcune diapositive, scrivimi in privato per approfondimenti o per organizzare un percorso formativo specifico!
Sabato 17 ottobre saremo insieme presso l’Auditorium Vivaldi di Cassola (Vi) con tutte le misure di sicurezza necessarie, per parlare di #inclusione, di #amore, di #relazioni, di #esperienze di #vita!
Sono molto emozionata (è il caso di dirlo!) anche perchè avrò l’occasione di conoscere personalmente Maximiliano Ulivieri, pioniere italiano del diritto all’affettività e alla sessualità nella disabilità.
Questa foto (in cui siamo particolarmente concentrate!😉) è stata scattata più di un anno fa, in occasione del convegno che ci ha visto insieme per parlare di disabilità, dopo di noi, psicologia, diritto, collaborazioni…
Incontriamoci di nuovo online, in occasione della diretta del prossimo giovedì 18 giugno sulla pagina Giulia Franco: fratelli e sorelle di persone disabili, con l’avvocato RossanaMiotto.
Le famiglie con un’esperienza di disabilità sono state tra le più provate dalla recente emergenza COVID-19.
Un po’ alla volta, in questo nostro strano presente, in questa così detta “Fase 2”, molte cose continuano a cambiare e dobbiamo essere flessibili ed agili per adattarci… Lo spunto letterario di oggi è un invito a cavalcare l’onda del momento! Un surfista che si trova di fronte un muro d’acqua, forse se lo chiede: “Che faccio, mi ci butto o lo schivo? E’ l’onda buona o meglio aspettarne un’altra?”. E nel frattempo il mare scorre… Non è semplice andare nel profondo, ma quante cose si possono scoprire?
Leggere è incuriosirsi, aprire il cuore e la mente e il corpo a storie nuove, cercare qualcosa di importante per noi stessi, appassionarsi, condividere! Leggere in solitudine è una coccola; leggere in compagnia, in coppia e con i propri bimbi, è come un gioco, un’avventura, una mappa per scoprire un tesoro! La famiglia stessa è una storia incredibile che cambia di continuo, un romanzo da scrivere e da leggere insieme!
E’ con piacere che condivido in questa sede l’intervista rilasciata qualche giorno fa per un noto portale di ricerca professionisti qualificati e servizi per la persona.
Mettersi a disposizione per raccontare il proprio modo di lavorare è sempre un’ottima occasione per fare il punto, guardarsi dentro, ridefinire nuovamente i capisaldi del proprio operato e chiarire quali sono le linee guida professionali che ci rendono non solo competenti ma anche unici. Di seguito il testo dell’intervista e questo il link in cui trovare l’originale: https://www.prontopro.it/pd/padova/psicologo-e-coaching
Le risposte del Professionista alle tue domande
Giulia Tortorelli – Psicologa a Padova
Oggi vi presentiamo la dottoressa Giulia Tortorelli, psicologa e psicoterapeuta, 35 anni, che ci parlerà di psicologia clinica e della salute e approfondirà nello specifico le sue competenze. Attualmente lavora presso due sedi: uno studio a Vigodarzere (prov. di Padova) in collaborazione con un medico pediatra e una logopedista; uno studio a Padova (zona Sacra Famiglia) condiviso con altri colleghi con formazioni differenti. Forte la motivazione iniziale, all’inizio del percorso di studi e formazione, di voler conoscere profondamente se stessa (“Requisito dal mio punto di vista imprescindibile per chi sceglie un lavoro come il mio”); insieme alla perseveranza, all’impegno e all’apertura verso l’altro, questi ingredienti le hanno confermato la passione nello scegliere questa strada per comprendere come poter essere utile alle persone nelle loro difficoltà e nelle sofferenze ordinarie e stra-ordinarie.
La nostra professionista intervistata si chiama Giulia Tortorelli, psicologa e psicoterapeuta
Cosa cura uno psicologo?
Così ci risponde: “Il DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) racchiude un vastissimo elenco e descrizione delle principali problematiche/patologie/sintomatologie psicologiche e psichiatriche che uno psicologo può rendere in cura. Dalle più conosciute anche dal senso comune (es. disturbi d’ansia, depressione, disturbi alimentari…) alle più recenti (es. cyberbullismo, gioco d’azzardo patologico, isolamento estremo -Hikikomori-…). Questo strumento è di fondamentale importanza per la diagnosi e il trattamento delle specifiche problematiche. Seguendo poi la mia esperienza e formazione, mi viene da rispondere che uno psicologo si prende cura soprattutto della relazione. Al di là di ogni orientamento teorico, di ogni tecnica o strategia operativa appresa, sono ingredienti terapeutici fondamentali la qualità dell’incontro con l’altro, della comunicazione e della relazione che si crea tra paziente e terapeuta, che ci si auspica possa essere quanto più onesta, fiduciosa e aperta possibile. Dovrebbe essere un rapporto diverso da qualunque altro sperimentato prima: uno psicologo non è un amico, non è un parente, non è un collega, non è un confessore. E’ un professionista sanitario competente nella presa in carico di specifiche patologie, disagi psicologici e psichici, che possiede le conoscenze e gli strumenti utili ad esplorare le storie di vita delle persone e a costruire insieme ad esse delle alternative percorribili.”
Qual è il giusto prezzo per uno psicoterapeuta?
In merito alle tariffe delle prestazioni sanitarie di natura psicologica, i professionisti fanno riferimento al “Testo unico della tariffa professionale degli Psicologi”. Tale documento indica un intervallo, tariffa minima-tariffa massima, entro cui il professionista deve collocarsi. La scelta dipende da diversi fattori: il tipo di prestazione fornita (es. una seduta di consulenza o sostegno psicologico, una certificazione scolastica, una valutazione neuropsicologica, un colloquio di selezione, una formazione, una supervisione, e altri)… In secondo luogo si considera il tipo di destinatario, ossia un ente pubblico/privato o una persona fisica o un gruppo/equipe… Infine un terzo parametro è la durata della prestazione lavorativa e la natura della stessa; ad esempio un colloquio individuale, di coppia, familiare, un intervento scolastico, un gruppo terapeutico o una consulenza aziendale. Tutte queste variabili sono prese in considerazione nel tariffario di riferimento e contribuiscono a determinare il costo dell’intervento del professionista, seguendo deontologicamente dei criteri di non concorrenzialità. Gli accordi vanno poi sempre stabiliti tra professionista e utenza, considerando quindi il caso specifico che potrebbe avere delle caratteristiche particolari.
Cosa può spingere uno psicologo ad annullare la terapia?
Ci possono essere diversi motivi che portano il professionista all’interruzione di una terapia in corso. Per necessità e/o impedimento personale; ad esempio il trasferimento o l’insorgenza di problemi di salute importanti o altro. Per valutazioni relative alla psicoterapia stessa, cioè se il professionista si rende conto che il lavoro non risulta effettivamente produttivo e utile alla persona. Perché ritiene che gli obiettivi terapeutici condivisi con la persona siano stati raggiunti e che possa quindi beneficiare di un avvio alla chiusura della terapia. Per dare priorità, qualora lo ritenga opportuno, all’intervento di un altro specialista ad esempio ad un medico sia per patologie organiche, sia per terapie psicofarmacologiche. In tutti i casi, sarà cura del professionista condividere con largo anticipo (quando possibile) una simile valutazione con il suo paziente o utente, in modo tale da esaminare la proposta assieme prendendo in considerazione le motivazioni, i vissuti e le alternative e concordando tutti i passaggi necessari al fine di portare a termine il percorso in maniera corretta e non dannosa per la persona, chiudendo il ciclo terapeutico condiviso. Il professionista potrà anche consigliare al/alla paziente di avvalersi di un altro psicoterapeuta, fornendo i contatti professionali dello stesso e potendo effettuare un passaggio di consegna nel rispetto della privacy.
Quando rivolgersi ad un psicoterapeuta?
Così ci risponde : “Credo fermamente che questa sia una decisione molto soggettiva. Proprio perché è fondamentale che scatti la famosa alleanza terapeutica descritta prima, la motivazione a rivolgersi ad un professionista dovrebbe essere sia forte sia personale. Si fa più fatica ad iniziare un percorso con una persona che non crede in partenza a questo tipo di intervento, che vi è spinta da altri o addirittura costretta. E’ possibile e comprensibile certamente avere un iniziale timore, pudore, scetticismo, paura… che solo l’incontro col professionista potranno chiarire anche parlandone apertamente. Detto ciò, i motivi possono essere davvero infiniti perché stanno dentro alle singole storie delle persone e ai significati che loro danno a ciò che vivono, posso provare a enunciare qualche esempio sia più “tecnico” sia più descrittivo. Serve andare dallo psicologo/psicoterapeuta quando soffriamo di una dipendenza; quando il nostro rapporto con il cibo è fortemente squilibrato e stiamo mettendo a rischio la nostra salute psico-fisica; quando proviamo sentimenti di forte isolamento, solitudine, abbandono, disinteresse per qualsiasi compagnia o aspetto della vita; quando ci attanaglia il panico o la paura o l’ansia per determinate situazioni che percepiamo più grandi di noi; quando ci stiamo separando/divorziando e vogliamo farlo con serenità per noi e per eventuali figli; quando ci sono crisi di coppia che sentiamo di voler affrontare per proseguire il percorso in due; quando vorremmo cambiare ma non sappiamo esattamente cosa o come farlo; quando abbiamo subito traumi importanti (lutti, perdite, violenze, abusi…) che è necessario rielaborare; quando dobbiamo prendere decisioni di vita importanti e desideriamo fare chiarezza; quando in famiglia c’è una disabilità che va trattata sostenendo contemporaneamente il diretto interessato e tutta la famiglia… Quando… potrei davvero continuare a descrivere un elenco vastissimo di situazioni. Ma l’invito che rivolgo alle persone è proprio quello a riflettere senza paura e interrogare prima di tutto se stessi per valutare se possono beneficiare di un aiuto psicologico.”
NOTA BENE:Segnalo che a seguito dell’emergenza sanitaria in corso causata dalla diffusione del nuovo COVID-19, per contenerne il contagio e per aderire strettamente alle linee guida diffuse dalle istituzioni, l’evento descritto in questo articolo è stato annullato e rimandato a data da destinarsi.
————————————————————————————-
Il prossimo 29 febbraio avrò il piacere e l’onore di essere tra gli ospiti di una bellissima serata all’interno della terza edizione del “Festival della disabilità creativa” di Cassola, promosso dal Comune in collaborazione con la
Mettere assieme due parole così apparentemente distanti come “disabilità” e “creatività” è un insolito invito a riflettere su come ci approcciamo a questo tema, cosa ne pensiamo, cosa conosciamo o cosa non immaginiamo, quali risorse sono in grado di mettersi in moto nelle persone per sopravvivere e vivere al meglio delle proprie possibilità.
Estratto del TG BASSANO del 29 gennaio 2020
L’incontro con la disabilità, in qualunque circostanza della vita accada, rappresenta una sfida importante che richiede a tutti di adattarsi, evolvere, cambiare, scoprire, essere disponibili e creativi per reinventarsi.
In questa occasione particolare mi è stato affidato un compito di grande responsabilità: parlare di AMORE!
L’Amore non è uno ma multiforme e soggettivo, potente e terapeutico, elemento capace di aiutare a superare barriere fisiche e mentali. Ecco perché con un gioco di parole provocatorio in questo caso, mi piace definirlo “abile”: invita le persone ad essere attive protagoniste delle loro vite e delle loro relazioni anche quando sembrano esserci ostacoli decisamente difficili da affrontare.
L’Amore conforta ma non lascia tranquilli: esige benignamente che ci si dia da fare per vivere a pieno le proprie scelte; non può essere delegato ad altri, diventa responsabilità e ricompensa di ciascuno di noi.
L’Amore si esprime sempre attraverso un incontro. Con noi stessi, i primi ad essere chiamati ad amarci. Il nostro corpo, la nostra mente, le nostre emozioni… ci rendono unici nella nostra globalità. L’accoglienza e la conoscenza di ciò che siamo, in particolar modo nella disabilità, è una delle più potenti chiavi di volta per permettere l’accesso al nostro mondo più intimo, che può così entrare in contatto con quello degli altri. Dando vita a tutte le forme di Amore possibili: nella coppia, nella famiglia, nella genitorialità, nelle amicizie…
L’Amore è anche incontro di corpi, fisicità, contatto, tocco, scoperta, confini, piacere… Dimensioni complementari e spesso cariche di pudori e di tabù, specialmente se guardate attraverso gli occhiali della disabilità.
Per favorire una sempre maggiore e reale integrazione tra le persone; per far sì che le differenze non siano qualcosa da negare, da nascondere, da compatire… bensì da riconoscere e valorizzare nell’aiuto reciproco; per convivere con la diversità rendendola una ricchezza… l’Amore aiuta a comprendere, nel senso di prendere-con, tenere insieme tutte le apparenti contraddizioni e mescolarle a favore del singolo e del gruppo.
Vi aspetto numerosi per continuare a confrontarci e parlarne insieme, con Helga e Federico di Disability Freedom e con Maximiliano Ulivieri, docente e formatore nel campo del turismo accessibile per disabili e autore di LoveAbility, il primo libro italiano che affronta il tema dell’assistenza sessuale per disabili, una realtà consolidata in gran parte dell’Europa ma di cui il nostro Paese fatica a prendere atto.
Scarica il Comunicato stampa e la Locandina dell’evento!
Avere un fratello/sorella con disabilità non è di per sé un problema, ma può costituire una condizione di “fragilità” che richiede attenzioni e cure particolari. La specificità della relazione fra i siblings (termine anglosassone con cui si identificano i fratelli e sorelle di persone con disabilità), pone in primo piano l’importanza di preservare il rapporto di fratellanza in quanto tale come esperienza di vita unica ed insostituibile nel percorso di vita della persona.
Cosa centrano i genitori?
Gli interventi e le proposte specifiche rivolte direttamente ai fratelli sono molto utili per sostenere i ragazzi nel loro percorso di crescita, senza dimenticarci dell’importanza che ricopre il ruolo dei genitori in questo processo. Con questo ciclo di incontri vogliamo iniziare a lavorare con loro. E’ nella famiglia che troviamo, infatti, le risorse fondamentali per preparare un terreno fertile di prevenzione e cura, le condizioni necessarie per consentire ai fratelli di contattare, condividere ed elaborare le proprie emozioni.
Una poesia di Gibran recita:
“Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive,
i vostri figli sono lanciati in avanti.”
Il poeta descrive uno dei compiti più ardui e coraggiosi di un genitore: far sì che i figli realizzino se stessi anche, a volte, in modi molto diversi da come una mamma o un papà avrebbero immaginato. Stare accanto lasciando libertà, essere presenti immaginando il futuro. Rifletteremo su come favorire lo sviluppo di un rapporto di reciprocità tra fratelli nel rispetto della diversità, unicità e indipendenza di ciascuno.
QUANDO – Sabato 25 gennaio, 15 febbraio, 7 marzo 2020 dalle 16.00 alle 18.30
COSA FAREMO – Proponiamo un percorso attivo e partecipativo in cui:
acquisire delle nozioni sul tema della relazione fraterna nell’esperienza della disabilità
condividere liberamente riflessioni e vissuti sul proprio ruolo di genitori, per mettersi in gioco in maniera creativa
potenziare e valorizzare le proprie risorse personali e acquisire nuove competenze comunicative ed emotive
Vi aspettiamo per trascorrere insieme 3 pomeriggi formativi su un tema così complesso e di cui è importantissimo riuscire a parlare, per condividere le esperienze, uscire dal bozzolo e fare rete!
Quando un tema è caro per l’importanza che ricopre nelle nostre vite; quando la professionalità permette di esplorarlo con coraggio; quando si incontrano collaboratori con cui condividere proficuamente il percorso… nascono davvero delle belle opportunità!
Dopo il convegno che si è tenuto a Padova lo scorso 25 Maggio, ecco una nuova occasione di grande interesse sul tema disabilità che si svolgerà questa volta ad Arezzo:
FRATELLI INVISIBILI: la relazione fraterna nella disabilità
Un incontro aperto a tutti sull’argomento, in particolare con uno sguardo rivolto verso i siblings: fratelli e sorelle di persone con disabilità. Saremo presenti io e la collega Dott.ssa Giulia Franco, invitate dall’Associazione Autismo Arezzo per trattare questo tema che fa parte delle nostre vite e della nostra formazione.
L’appuntamento è per sabato 12 ottobre dalle 9:30 alle 12:30 presso la sala Piazza Grande dell’Hotel Continentale di Arezzo, ingresso libero ma gradita la prenotazione per i posti limitati:
autismo.arezzo@gmail.com
Allego la locandina scaricabile in fondo all’articolo e se si visita la mia pagina FB:
Vi aspettiamo per vivere insieme una mattinata intensa che vedrà alternarsi momenti formativi, testimonianze e accompagnamento musicale!
Albo ordine Regionale Veneto n. 7213
Navigando sul sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori informazioni
Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.