Mi è sempre piaciuto perdermi tra le parole: spesso per ritrovarmi, a volte per lasciarmi coccolare, per fantasticare mondi nuovi, per immaginare possibilità, per abbandonarmi, per scoprire… Certamente, soprattutto da quando lavoro come psicologa, anche per curare. Il noto oncologo Umberto Veronesi affermava:
“Bisogna tornare alla Medicina della persona.
Per curare qualcuno dobbiamo sapere chi è,
che cosa pensa, che progetti ha, per che cosa gioisce e soffre.
Dobbiamo far parlare il paziente della sua vita, non dei suoi disturbi”.
Dall’antichità ai giorni nostri i grandi maestri, filosofi, educatori, psicologi, letterati… hanno suggerito che la parola non è una natura morta, statica, fissa e immutabile. La parola è viva e creativa, rappresenta la “materializzazione” del nostro pensiero e delle nostre emozioni. Il linguaggio è come un forziere carico di significati personali, una bacchetta magica con cui costruire la propria realtà e condividerla, scambiarsela comunicando con gli altri.
Una parola può fare la differenza: può plasmare, può distruggere, può confondere, può allontanare, può unire, può… cambiare e far cambiare. Quindi, concediamoci di giocare un po’.
Emergenza
Una tra le parole ricorrenti e di grande rilievo di questo periodo. L’abbiamo vissuta e la stiamo vivendo tutti nelle nostre differenze. Non è la prima né sarà l’ultima ma ci coinvolge enormemente, più di altre emergenze passate o in corso, forse perché sentiamo che ci tocca in prima persona. La parola resta la stessa, ma se la guardiamo bene cambia in base a cosa si accompagna, come fosse un essere che muta la sua forma a seconda delle stagioni.
- Emergenza sanitaria
- Emergenza psicologica
- Emergenza lavorativo-economica
- Emergenza sociale
- Emergenza scolastica…
Sono contemporanee e scombussolano le nostre vite su più fronti, anche se per ciascuno in modo diverso.
Viaggiando un po’ oltre i significati intrinseci di “urgenza” e “pericolo” che le attribuiamo, cosa racchiude metaforicamente questa parola? Sbirciamo sul vocabolario: alla voce “emergere” c’è il concetto di un’azione che si compie. Venire fuori da qualcosa, rendersi visibile, apparire chiaramente, distinguersi, imporsi all’attenzione…
Quando attraversiamo un’emergenza, è come se facessimo un incontro improvviso con qualcosa che forse prima non c’era o noi non sapevamo esistesse o ancora non volevamo vedere; qualcosa che si era nascosto tra le tante altre cose della vita… ma che adesso non è più possibile ignorare perché è diventato evidente. Qualcosa che riguarda noi, gli altri, il mondo e il modo in cui viviamo, le scelte che facciamo.
Mi è piaciuta molto un’immagine raccontata dalla Professoressa Daniela Lucangeli* per descrivere questo nostro presente. Facciamo finta che la nostra vita sia un mare: quando è calmo tutto sembra al suo posto, quando si scatena la tempesta tutto si rimescola… E quando la tempesta si placa, prima di tornare calmo, il mare restituisce, fa emergere ciò che è stato smosso e che noi stessi ci avevamo riposto. Alghe, conchiglie, spazzatura, sabbia e sassi, tante specie di pesci colorati, relitti antichi…
Può essere rappresentativo di ciò che ci sta accadendo e con cui ci stiamo confrontando. Rimanendo nelle immagini della metafora, possiamo chiederci: “Com’è il mio mare, cosa ci ho messo? Io chi sono: un vascello che resiste a tutto, una barca che veleggia con calma, una zattera di sopravvivenza, un messaggio in bottiglia, uno scoglio su cui infrangersi, una boa di salvataggio, un pesce in esplorazione, un’onda… Questa emergenza cosa sta portando fuori? Dopo la piena, nella risacca della spiaggia, cosa si è perso, cosa rimane, cosa è comparso di nuovo? Tutto questo come mi fa sentire?”…
Sono alcuni spunti di riflessione, non scontati e che può essere utile e interessante affrontare con qualcuno. Il supporto psicologico in questi casi è un buon alleato per affrontare interrogativi, dubbi, senso di perdita dell’orientamento e desiderio di ridare un senso e una direzione alla propria rotta. Ritrovare la bussola.
“Essere in emergenza” può assumere allora anche il significato di capire cosa è davvero IMPORTANTE e RILEVANTE per noi, prenderlo in considerazione diversamente da prima, cogliere l’opportunità di cambiare, porre attenzione al mare della nostra vita per solcarlo come più ci piace.
Poiché la disperazione era un eccesso che non gli apparteneva,
si chinò su quanto era rimasto della sua vita,
e riiniziò a prendersene cura,
con l’incrollabile tenacia di un giardiniere al lavoro,
il mattino dopo il temporale.
Seta – Alessandro Baricco
Piccoli spunti di lettura
Gianni Rodari: “La grammatica della fantasia”
Gianrico Carofiglio: “La manomissione delle parole”
Ella Frances Sanders: “Lost in Translation”
*Professoressa Daniela Lucangeli, Pro-rettrice e Professore Ordinario in Psicologia dell’Educazione e dello Sviluppo dell’Università di Padova, attualmente componente del Comitato di Esperti Ministeriali per la ripresa della scuola.
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