Archivi categoria: Psicologia

Raccontare la disabilità e non solo…

Può capitare davvero a tutti che qualche problema ci “caschi improvvisamente sulla testa”! E’ quello che è accaduto ad Antonino, il piccolo protagonista di questa storia curiosa:

“Il pentolino di Antonino”

(I. Carrier – Kite Edizioni)

Copertina: Antonino, un piccolo ippopotamo, trascina dietro di sé il suo pentolino rosso.

Lui trascina sempre con sé il suo pentolino, oggetto insolito, simbolo sia delle difficoltà quotidiane che non lo abbandonano mai, sia delle caratteristiche personali, che rendono Antonino unico e diverso da tutti gli altri. Solo lui ha QUEL particolare pentolino: non è semplice da gestire, lo impaccia nei movimenti e negli spostamenti, si frappone a volte nel rapporto con gli altri che lo guardano con imbarazzo o con paura o infastiditi o semplicemente curiosi… Quel pentolino può rendersi così evidente da oscurare tutto il resto.

Pagina dell'albo: Antonino e il suo pentolino passano in mezzo a una mamma e un bambino, incuriositi... "Ma spesso la gente vede soltanto il pentolino che lui trascina dappertutto. Lo trova strano..."

Antonino però non è solo questo: è affettuoso, sensibile, divertente, ha tante passioni, ha molte qualità personali, alcune piacciono altre un po’ meno com’è normale che sia. Ci sono giorni in cui vorrebbe tanto sbarazzarsi di quel piccolo/grande peso che porta con sé, ma non è possibile. Ci sono giorni in cui vorrebbe nascondersi da tutto e da tutti…

Sarà l’incontro con qualcuno di importante, sensibile e speciale come lui a restituirgli non solo l’allegria ma soprattutto la POSSIBILITA’ e la speranza, a permettergli di scoprire che se il pentolino non si può eliminare, si può trasformare da nemico in alleato, da limite in risorsa. Con l’aiuto e la collaborazione di tutti.

Pagine dell'albo: la "persona speciale" che Antonino ha conosciuto canta con lui "Fra Martino campanaro", giocando col pentolino sulla testa. "Fortunatamente esistono persone straordinarie. Basta incontrarne una".

Cosa si fa quando siamo chiamati a convivere con difficoltà quotidiane a volte pesanti e ineluttabili? Come si può stare accanto, specialmente ai bambini che si trovano in situazioni simili? Come favorire un’inclusione che sia realistica e rispettosa delle diversità e delle possibilità delle persone? E ancora: come raccontare tutto questo entrando in punta di piedi e valorizzandolo?

L‘ASCOLTO è un primo, fondamentale ingrediente. Ascolto delle reali esigenze di Antonino, che siano concrete (Ho bisogno di aiuto per fare qualcosa) o emotive, (Mi sento escluso/impaurito/in difficoltà…) i piani si intrecciano e sono ugualmente degni di essere accolti e sostenuti. Ascolto che comprende anche i vissuti, le necessità e i bisogni di chi ogni giorno è al fianco di Antonino: la sua famiglia, gli insegnanti, gli eventuali operatori…

E’ essenziale prendersi cura di chi si prende cura, per limitare stress, malessere diffuso, peggioramento della qualità di vita e per favorire un buon LAVORO DI SQUADRA. La rete di supporto è parte integrante del processo di aiuto. Le “persone straordinarie” che entrano in gioco possono essere tante:  i genitori, i fratelli, gli educatori (nella storia è proprio una maestra* che cambierà il corso degli eventi), i medici e tutto il personale socio-sanitario che ruota attorno a determinate situazioni, gli psicologi! Operare in sinergia con le proprie competenze verso un fine comune può ottimizzare i risultati e distribuire le fatiche che il percorso richiede.

Pagina dell'albo: Antonino e la maestra si abbracciano con affetto: "Grazie"!

Credo che questo albo possa essere una via di comunicazione immediata e semplice da utilizzare anche in contesti molto complessi. Il pentolino che Antonino porta con sé è metafora di qualsiasi condizione umana che in qualche modo “pesi” o sia di ostacolo e di intralcio alla persona che lo trascina: una disabilità fisica o psichica; un incidente o una perdita gravosa; un modo di essere e una condizione esistenziale che fanno sentire esclusi, ai margini

In questo senso, siamo tutti coinvolti: ognuno con il proprio pentolino da portare, da trasformare in strumento di distinzione personale che può fare davvero la differenza, in positivo!

[*Insieme all’albo è possibile acquistare anche un Manuale-quaderno pedagogico dedicato agli educatori: “Educazione, pentolini e resilienza. Pensieri e pratiche per co-educare nella prospettiva della resilienza a scuola”, M. Ius, P. Milani, Kite Edizioni]


Se la recensione e il libro ti sono piaciuti, condividi l’articolo sui tuoi social!

Se vuoi saperne di più su questo albo o altri albi o sulla narrazione e letteratura per bambini e adulti, contattami in privato!

Dai uno sguardo anche alla sezione SERVIZI del sito, in particolare quelli legati alla DISABILITA‘ e GENITORIALITA’ E RELAZIONE CON I FIGLI.

Ottobre psicologico al Centro Kwoon – Arti del Benessere

Con piacere si rinnova la collaborazione con il Centro Kwoon, in via Panà 56/A a Padova.

La proposta è quella di dedicare un mese ad iniziative che abbraccino oltre alla sfera corporea e meditativa delle arti orientali anche la sfera psicologica, in stretta connessione fra loro.

Con la collega Eleonora Soffiato saremo presenti come InterAzione in ben tre occasioni, diversificate e interattive.

kwoonversazioni

Condurremo due KWOON…VERSAZIONI, sulla scia dell’interesse riscosso in primavera, su nuovi temi:

  1.  Andare (in)contro: dal conflitto al confronto costruttivoLunedì 3 ottobre ore 21.00
  2. EmAzioniamoci: conoscere le emozioni per agire consapevolmente Lunedì 10 ottobre ore 21.00

Il weekend di sabato 22 e domenica 23 ottobre sarà invece dedicato a

DREAM IN PROGRESS…

un LABORATORIO CREATIVO SU E CON I SOGNI!

weekend

Tutte le informazioni dettagliate sugli incontri, le modalità di iscrizione, costi, etc. nelle locandine qui scaricabili o sul sito del centro.

Locandina kwoonversazioni

Locandina Dream in progress

VI ASPETTIAMO NUMEROSI!

Il colore dei sentimenti

Che il sentimento dell’Amore (inteso in questo caso prevalentemente come Amore di coppia) sia nel senso comune rappresentato con il colore ROSSO è ormai un abbinamento quasi automatico. Sarà perché è considerata una tinta vivace che non passa certo inosservata, come certi amori travolgenti; sarà per la simbologia legata al cuore, sede metaforica delle emozioni più forti e decise; negli anni il rosso è diventato anche il colore della lotta al femminicidio, reato purtroppo ancora così diffuso a livello nazionale e mondiale… L’Amore in ogni caso è spesso rappresentato come un sentimento impetuoso, travolgente.

Nell’albo di cui parlo oggi invece, tutte queste caratteristiche si mescolano ad una delicatezza ed essenzialità uniche nel loro genere. Il testo ha la capacità di parlare d’Amore in punta di piedi, non sminuendone la portata, anzi se possibile aumentando il phatos.

“Rosso come l’amore”

(Valentina Mai – Kite Edizioni)

Rossocomelamore

Copertina: un simpatico uccellino tondo e rosso corre lungo un filo che divide l'albo a metà.

Poche e semplici parole, sostenute nel loro significato da illustrazioni altrettanto nitide, pulite e dirette, accompagnano il lettore, piccolo o grande che sia, nel labirinto del misterioso sentimento. A volte difficile da trovare, mutevole; a volte ingannevole e sfuggente, altre ammiccante e illusorio.

Dare una definizione dell’Amore non è la pretesa di questo testo. Piuttosto fra le sue pagine è possibile riconoscersi nel proprio, personale percorso di ricerca: si riflette, ci si interroga (per me l’Amore cos’è?), si sorride, si resta di stucco.

Compaiono temi di grossa portata ma tracciati con estrema delicatezza: in Amore ci si può ACCONTENTARE? Sappiamo di cosa o di chi andiamo in cerca e perché? Amiamo prima di tutto noi stessi?… Ogni pagina evoca una domanda, una riflessione, senza fornire risposte preconfezionate. Di questa curiosa e complessa esplorazione, appare piuttosto lampante almeno una cosa:

“Per trovare l’amore bisogna innanzi tutto cercarlo!”

Pagina dell'albo: l'uccellino in volo osserva un bersaglio del tiro con l'arco, al centro c'è una freccia piantata proprio in mezzo ad un cerchio rosso, che assomiglia a lui!

Sembra scontato, ma sottolinearlo ci ricorda che siamo sempre parte attiva delle nostre scelte e anche di ciò che ci capita. Può giocarci un pizzico di “fortuna” o casualità negli incontri della vita, ma noi possiamo cogliere quella casualità e condurla nella direzione che più ci rappresenta e ci appartiene. Se siamo aperti all’incontro, stiamo dando agli altri la disponibilità a lasciarci incontrare!

Come suggerisce il saggio uccellino, forse per arrivare a scoprirsi e sentirsi bene in due, è importante prendersi il tempo per fare prima una cosa…

“Improvvisamente ho capito che dovevo fermarmi… e cominciare a guardarmi dentro…”

Pagina dell'albo: due uccellini rossi sono posati uno accanto all'altro sul filo della luce, insieme!

Se la recensione e il libro ti sono piaciuti, condividi l’articolo sui tuoi social!

Se vuoi saperne di più su questo albo o altri albi o sulla narrazione e letteratura per bambini e adulti, contattami in privato!

Dai uno sguardo anche alla sezione SERVIZI del sito, in particolare GENITORIALITA’ E RELAZIONE CON I FIGLI.

Sostegno scolastico e metodo di studio

221df866a6fc30195050ba74b73f163c

Con l’inizio dell’anno scolastico 2016/2017 riapre il servizio di sostegno nello studio, presso gli spazi della Cooperativa Vite Vere Down Dadi. E’ dedicato a bambini e ragazzi di ogni ordine e grado scolastico che dopo le vacanze estive si apprestano a cominciare l’avventura di un nuovo ciclo:

  • per chi desidera “cominciare con il piede giusto”;
  • per chi ha bisogno di rinforzare la capacità di attenzione in classe e l’organizzazione dei compiti a casa;
  • per chi cerca un’occasione di unire l’utile al dilettevole, socializzando e studiando con piacere, valorizzando le proprie potenzialità!

Proponiamo

  1. percorsi intensivi sull’apprendimento del METODO DI STUDIO, mirati a scoprire e consolidare i punti di forza personali e imparare strumenti utili per superare le eventuali difficoltà;
  2. percorsi di doposcuola e aiuto compiti in piccolo gruppo;
  3. incontri individuali di sostegno scolastico.

Per info e appuntamenti:

Progetto Ludoteca: Via Chioggia 2/c – Padova (PD)

Tel 320-3493457 – Email: ludoteca@downdadi.it

Per ogni vuoto c’è un pieno!

Il retro di copertina di questo intensissimo albo illustrato recita così:

La vita è piena di incontri. E anche di perdite.

Alcune insignificanti, come quando si perde una matita o un foglietto.

Ma alcune sono importanti, come la perdita di qualcosa a cui si tiene, della salute o di qualcuno che si ama.

Questa storia ci parla della nostra capacità di resistere, di superare le avversità, di trovare il senso della vita”.

“Il buco”

(A. Llenas – Ed. Gribaudo)

Il buco

Copertina: la bambina protagonista si presenta sorridente, con il suo grande buco bianco sulla pancia!

E’ proprio quello che accade alla protagonista, una bambina come tante che vive in una città come tante e conduce una vita comune, ma che all’improvviso scopre di avere un grosso buco nella pancia, che le provoca vari malesseri, per giunta crescenti, ai quali non riesce a trovare nessun rimedio! I suoi tentativi, seppur creativi, vanno a vuoto poiché mirano a “tappare” quel buco con qualcosa di esterno a se stessa, un palliativo, una toppa che all’inizio sembra dare sollievo ma non fa che nascondere…

E il buco rimane!

Il buco1

Pagina dell'albo: la bambina non sorride più, sembra triste con i suoi vestiti invernali e sente che anche il vento freddo e gelido passa attraverso il suo grande buco nella pancia...

Quante volte ci capita di soffrire profondamente in relazione a qualcosa o a qualcuno, anche a noi stessi, e di cercare soluzioni a quel dolore che leniscono per un po’, ma non ci fanno trovare una nuova, duratura serenità. Il nostro corpo ci parla in tanti modi, i nostri pensieri possono diventare pesanti, confusi, intrusivi…

Ma proprio quando tutto sembra ormai definitivamente perduto, accade un piccolo/grande cambiamento di programma. Lo potremmo chiamare ASCOLTO DI SE STESSI, sintonizzazione con l’interno di noi, MUTAMENTO non tanto delle cose o delle situazioni che spesso non possiamo realmente cambiare, ma DEL SIGNIFICATO CHE NOI VI ATTRIBUIAMO, del senso che diamo a quel dolore, a quell’esperienza e a come poterla utilizzare. Nella storia della piccola protagonista è proprio lì che si annida la magia…

Il-buco-2

Pagina dell'albo: la bambina appare nuovamente serena, dal suo buco nella pancia escono forme, colori, fuochi d'artificio. "Ed ecco che piano piano il buco divenne sempre più piccolo"

La RESILIENZA è la capacità di reagire costruttivamente e fare fronte alle avversità della vita, attinge alle nostre qualità personali, alla rete di sostegno che creiamo attorno a noi, alla capacità di ridisegnare il presente e il futuro nonostante il passato o meglio partendo da esso e riscrivendo nuove storie.

Il buco nella pancia (curioso… corrisponde proprio al nostro ombelico, fonte della vita e ponte simbolico tra il dentro e il fuori di noi) si trasforma quindi da origine di sofferenza a scrigno di creatività, ci connette e ci avvicina a tutti gli altri esseri viventi, ciascuno con il proprio buco, con i propri dolori e con la propria storia. Ci rende simili, diversi e protagonisti delle nostre scelte quotidiane. Può rappresentare un lutto, un passaggio di vita difficile, una perdita metaforica di parti di sé, una rinuncia, un fallimento, una violenza, un silenzio sofferto, una rottura lenta o improvvisa, un abbandono… qualsiasi tipo di crisi e cambiamento vissuto con dolore e che merita di essere medicato, curato, ascoltato, elaborato nel tempo.

Dal mio punto di vista questo albo profondo e delicato racconta un aspetto del lavoro che è possibile fare con l’affiancamento di uno psicologo: aiutare a scoprire e “dare senso” ai propri buchi nella pancia, per poterli utilizzare come veri e propri mondi magici!


Se la recensione e il libro ti sono piaciuti, condividi l’articolo sui tuoi social!

Se vuoi saperne di più su questo albo o altri albi o sulla narrazione e letteratura per bambini e adulti, contattami in privato!

Dai uno sguardo anche alla sezione SERVIZI del sito, in particolare GENITORIALITA’ E RELAZIONE CON I FIGLI.

…Da che punto guardi il mondo tutto dipende…

…Recitava così una bella canzone di Jarabe De Palo, molti anni fa. Oggi presento un libro dinamico e originale proprio sul tema delle diverse prospettive che ciascuno di noi può avere sul mondo, su se stesso, sugli altri. A seconda dello sguardo che abbiamo, cambia ciò che osserviamo e come questo ci fa sentire. 

“Quelli di sopra e quelli di sotto”

(Paloma Valdivia – Ed. Kalakandra)

Quelli-di-sopra-e-quelli-di-sotto

Copertina: una riga orizzontale delinea i due mondi, quello di sopra e quello di sotto, con case, uccellini e una simpatica giraffa che allunga il collo dall'uno all'altro mondo.

L’albo si basa tutto sul cambiamento del punto di vista, che ruota di continuo. Ci sono due paesi con i rispettivi abitanti: quelli del mondo di sopra e quelli del mondo di sotto. Si sussegue una disamina di ciò che accade di qua e di là, come vivono gli uni e gli altri, l’alternarsi delle stagioni, i pensieri che gli abitanti stessi rivolgono a quelli dell’altro mondo… L’orientamento del libro permette letteralmente di giocare a scoprire, pagina dopo pagina, quanto gli abitanti del mondo di sopra si credano diametralmente opposti agli abitanti del mondo di sotto e viceversa… Ma sarà davvero così?! 

Quelli disopra e quelli di sotto

Pagina dell'albo: gli abitanti del mondo di sopra sono in tenuta estiva, quelli del mondo di sotto in tenuta autunnale. "Quando quelli di sopra portano il costume da bagno, quelli di sotto hanno l'ombrello".

Con simpatia e semplicità, gli spunti di riflessione che questo albo regala sono veramente notevoli: dove sta la diversità, su cosa si basa la conoscenza dell’altro, da dove nasce la paura che a volte si può provare pensando ad un mondo sconosciuto e (forse?) molto diverso dal nostro? Non a caso utilizzo la parole RIFLESSIONE: nel senso più classico di ragionamento, ma anche nell’accezione metaforica del RIFLETTERSI e SPECCHIARSI reciprocamente, ROVESCIARE le prospettive che diamo per scontate…

E’ un invito per tutti a fare qualche volta lo stesso esperimento in forma di gioco: guardare il panorama che ci circonda attraverso gli “occhi degli altri”, indossare le loro scarpe e percorrere la strada come farebbero loro. Cosa ci accomuna – Cosa ci differenzia dai nostri amici, parenti, insegnanti, genitori, figli…? Scoprirlo può aiutarci a comprenderci meglio? Cambia il modo in cui entriamo in relazione?

Se mettiamo alla prova ciò che crediamo di sapere sul mondo e sulle persone, se non diamo tutto per scontato, possiamo offrirci l’opportunità di stupirci, di aprire gli orizzonti e magari avvicinarci un po’ di più anche a ciò che ci spaventa, poiché lo riteniamo così lontano e diverso da noi anche se non sempre lo è…

guardare al contrario

Pagina dell'albo: gli abitanti dei due mondi, a testa in giù, suggeriscono "Ogni tanto puoi guardare al contrario!"

Se la recensione e il libro ti sono piaciuti, condividi l’articolo sui tuoi social!

Se vuoi saperne di più su questo albo o altri albi o sulla narrazione e letteratura per bambini e adulti, contattami in privato!

Dai uno sguardo anche alla sezione SERVIZI del sito, in particolare GENITORIALITA’ E RELAZIONE CON I FIGLI.

Papà in dolce attesa!

La scorsa settimana ho suggerito un testo particolarmente indicato per le neo-mamme e le loro bambine. Oggi un libro altrettanto simpatico e toccante per valorizzare la figura del padre:

“Papà aspetta un bimbo”

(F. Loew, Barroux – Ed. Settenove)

papa-aspetta-un-bimbo

Copertina: un grande cuore bianco incornicia una mamma ed un papà in dolce attesa che si guardano amorevoli.

Fino a qualche decennio fa, il ruolo del futuro papà era considerato in modo piuttosto marginale durante i nove mesi di gestazione: come se il diventare padre sopraggiungesse all’improvviso al momento della nascita del figlio e l’uomo fosse escluso dal tempo prezioso della gravidanza, per il semplice fatto di non viverla direttamente sulla propria pelle. Inoltre il padre, una volta nato il/la bambino/a, si vedeva costretto spesso all’interno di ruoli specifici e ben definiti: colui che deve continuare a lavorare per provvedere alla famiglia; quello che gioca con i figli o colui che  detta le regole, l’“elemento separatore” nella relazione madre-bambino… Questi precetti sociali limitavano molto l’esperienza personale e di coppia in un momento di cambiamento così cruciale per l’evoluzione della famiglia. E potevano rendere più difficili anche i passaggi successivi: la creazione del legame papà-bambino, il mutamento del proprio ruolo di vita, il rapporto con la propria compagna…

Il ruolo del papà

Pagina del'albo: Mentre la mamma viene visitata dai dottori, il papà si sbraccia ed esclama parlando con suo figlio: "Alla tua mamma fanno domande, le toccano la pancia tonda. E io? Che sono il tuo papà? Nessuno mi prende in considerazione! "Ehi, anche io aspetto un bambino!" sono costretto a ripetere a tutti!"

Ad oggi il panorama è cambiato e i ruoli sono meno rigidi e più flessibili. Si restituisce valore e dignità ad entrambi i genitori fin da subito, poiché la gravidanza è vissuta con intensità e coinvolgimento da mamma e papà anche se in modi molto diversi: se nella donna avvengono mutamenti fisici e fisiologici evidenti, l’uomo partecipa a questa esperienza da osservatore esterno ma non estraneo o meno coinvolto nei cambiamenti della propria compagna e nella relazione e comunicazione con il figlio in arrivo. I sentimenti e le emozioni relative al proprio ruolo di genitore si modificano di pari passo, le aspettative sul futuro si moltiplicano e vengono condivise… Così come dopo la nascita entrambi prendono parte all’accudimento del/la bambino/a potendo suddividersi compiti e responsabilità attraverso scelte personali e familiari molto più elastiche e interscambiabili.

Pagina dell'albo: una maestra spiega a tre papà alcuni passaggi importanti dell'accudimento: "Alla scuola dei futuri papà, cambio i pannolini, do il biberon. E' fatta! Per me i bambini non hanno più segreti!"

Diventa ancora più importante per la coppia dialogare, comprendersi e comunicare sul piano emotivo ciò che sta vivendo. Sapere di poter contare l’uno sull’altro con le proprie caratteristiche, per scoprire insieme CHI E’ quel nuovo arrivo tanto simile quanto diverso da loro!

Questo testo aiuta i futuri padri a entrare in contatto con le sfumature della loro esperienza, a raccontare a se stessi e a tutti la grande avventura che stanno vivendo, a focalizzare alcuni passaggi cruciali della stessa, ad esprimere preoccupazioni, fantasie, desideri per poterli condividere con semplicità con la partner e con il bambino!


Se la recensione e il libro ti sono piaciuti, condividi l’articolo sui tuoi social!

Se vuoi saperne di più su questo albo o altri albi o sulla narrazione e letteratura per bambini e adulti, contattami in privato!

Dai uno sguardo anche alla sezione SERVIZI del sito, in particolare GENITORIALITA’ E RELAZIONE CON I FIGLI.

Ogni volta è la prima volta…

Oggi l’esplorazione del mondo dei libri ed albi illustrati mi porta verso uno spunto che mi sta particolarmente a cuore:

“La prima volta che sono nata”

(V. Cuvellier, C. Dutertre – Ed. Sinnos) 

La prima volta che sono nata

Copertina del libro: raffigura una bambina ad occhi chiusi che vola serena insieme alla sua ombra a forma di uccello.

Albo illustrato assolutamente dedicato alle neomamme, in particolare di bambine (provvederò a segnalare testi equivalenti per i papà e per i figli maschi!). Diventare madre è un viaggio incredibile per ogni donna che desideri intraprenderlo, ogni coppia ed ogni bambino, che incrociano continuamente se stessi e le loro esistenze. Che sia la prima o la quarta gravidanza, l’esperienza e l’emozione non sarà mai del tutto identica alle precedenti… più probabilmente sarà una nuova prima volta!

Quante “prime volte” hanno segnato la nostra crescita: possiamo pensare che ogni istante della vita sia il primo che viviamo a quel modo. Cosa è accaduto lasciandosi andare alle nostre prime volte? Un fiume in piena di eventi ed esperienze, un susseguirsi di scelte che ci hanno portato fin qui! A volte più o meno consapevoli, a volte banali, a volte difficilissime da compiere, a volte scelte cruciali, a volte quotidiane… In ogni caso esperimenti di vita, con cui mettersi alla prova e crescere attraverso l’esperienza in prima persona, quello che facciamo tutti.

Il libro, con immagini curate e frasi essenziali o molto ricche, accompagna con ironia e semplicità il lettore nel viaggio di una bambina appena venuta al mondo, che racconta in prima persona alcune tappe cruciali della sua crescita: ricordi indelebili, istanti comici, incontri, paure… in cui è veramente facile riuscire ad identificarsi.

laprimavoltaapallone

Pagina dell'albo: "La prima volta che ho giocato a pallone ero da sola. Ho vinto". Raffigura la bambina protagonista che corre e gioca con se stessa in un campo da calcio.

Mano a mano che le fasi della vita della protagonista si susseguono, cambiano le sue sfide, il significato che lei attribuisce alle stesse e alle sue passioni e relazioni. Tra le righe si intravedono messaggi spesso di una certa portata anche per noi adulti. Pillole di filosofia in un linguaggio di bambino, così facili da cogliere e al contempo così profonde. Scorrendo le pagine e assaporando l’insieme, è facile collegarsi ai propri ricordi, andare a pescare flash dell’infanzia, dei giochi, delle avventure, delle sconfitte, dei traguardi… Come se stessimo sfogliando un personale album di fotografie e disegni di famiglia che ci riporta al nostro Sé bambino o bambina: giocoso, spontaneo, timido, irrequieto, qualunque esso sia stato. 

La-prima-volta-che-ho-camminato

Pagina dell'albo: "La prima volta che ho camminato, sono caduta. La prima volta che sono caduta, mi sono rialzata. La prima volta che mi sono rialzata, ho camminato.

La protagonista col trascorrere del tempo si fa grande, adulta… E approdiamo con lei ad un finale “a sorpresa” commuovente e intenso che non voglio svelare, testimonianza del continuo “accadere” della vita in un ciclo naturale mai uguale a se stesso! Questo albo può attraversare le generazioni. Mi fa pensare ad un simbolo che si tramanda di madre in figlia, come un gioiello di famiglia o l’antico corredo, qualcosa che crea e rinsalda i legami affettivi, riempiendoli di significati personali. L’impronta con cui il libro è stato pensato e scritto, come dicevo all’inizio, è fortemente femminile… Ma credo possa senza dubbio toccare nel profondo anche la controparte maschile (papà, fratelli, nonni…), se si lascia trasportare in quello che può essere un assaggio dell’universo femminile delle loro compagne/mamme/sorelle… con cui andare a braccetto.

Buona lettura!


Se la recensione e il libro ti sono piaciuti, condividi l’articolo sui tuoi social!

Se vuoi saperne di più su questo albo o altri albi o sulla narrazione e letteratura per bambini e adulti, contattami in privato!

Dai uno sguardo anche alla sezione SERVIZI del sito, in particolare GENITORIALITA’ E RELAZIONE CON I FIGLI.

PSICOLOGIA DEI COSTRUTTI PERSONALI E PSICOLOGIA DEI SE’: due teorie a confronto

Dopo aver illustrato nel precedente articolo le basi fondanti del paradigma della Psicologia dei Sé, in questa seconda parte mi accingo a rintracciare punti di contatto e differenze fondamentali con quello che è attualmente il mio approccio teorico di riferimento: la Psicologia dei Costrutti Personali (PCP) di George Kelly. Data la vastità del tema, il raffronto avverrà in modo sintetico su macro-aree, a partire dalle quali è possibile svolgere ulteriori considerazioni più dettagliate e specifiche.

Presupposti teorici

Per poter effettuare un parallelo fra teorie che poggi su considerazioni pertinenti, è importante mettere a confronto i presupposti su cui esse si fondano.

I principi basilari del Costruttivismo sono descritti da George Kelly nel suo “The Psychology of Personal Construct” (1955); di seguito ne illustro rapidamente gli aspetti fondamentali correlati con il confronto fra teorie che ci interessa.

Definizione di persona e sviluppo

Kelly espone attraverso la PCP la sua idea di “uomo-scienziato” per valorizzare le componenti attive e creative dell’essere umano: lo scopo principale di ciascuno è attribuire significato agli eventi che lo riguardano, per poter esercitare un controllo e fare previsioni su ciò che accadrà con un margine di errore minimo. Ognuno si costruisce un personale sistema di “costrutti bipolari”, per mezzo del quale interpreta la realtà. Esso può cambiare nel tempo e modificarsi sulla base della verifica della sua efficacia predittiva, a cui viene sottoposto continuamente dall’esperienza. Le origini di tale sistema sono da rintracciare secondo alcuni autori nel rapporto che il neonato instaura con la figura di accudimento.

“Il processo di costruzione, da parte del bambino, del sistema di costrutti della madre, costituisce il trampolino di lancio per lo sviluppo del suo sistema di costruzione. I bambini partono da questo e lo utilizzano nelle loro relazioni con gli altri.” (Bannister, Fransella, 1986)

La Psicologia dei Sé non si focalizza allo stesso modo sull’unicità della persona, sulle sue componenti attive e il suo protagonismo nella scelta dei significati da attribuire agli eventi. Afferma infatti che l’individuo è sottoposto fin dai primi mesi di vita alle pressioni degli standard familiari e della società di appartenenza. Da queste dipenderà la strutturazione della sua personalità, in base ai Sé Primari che saranno stati incoraggiati a manifestarsi a scapito di altri Sé Rinnegati, riposti nell’ombra. Non viene considerato, in questa prima fase di sviluppo, un intervento in prima persona del soggetto nell’interpretazione della sua realtà; egli pare semplicemente subire queste imposizioni. Recupererà il suo potere decisionale da adulto, quando se vorrà e sarà in grado di compiere un percorso di autoconsapevolezza, potrà scegliere di mettere in gioco Sé Rinnegati fino ad allora.

La personalità inoltre è concepita come frammentata in potenzialmente infiniti Sé (riprendendo una concezione dualistica e pluralistica) che come entità a sé stanti agiscono sul soggetto (in posizione passiva) limitando la gamma delle sue scelte a ciò che lo mantiene protetto e sicuro. Soggetto ugualmente in balia delle forze e delle energie nascoste dei Sé Rinnegati, che premono per venire ascoltati e soddisfatti.

Costruttivismo-Escher

Il disturbo e le possibilità di cambiamento

Nel Costruttivismo il focus dell’attenzione si sposta dal concetto classico di disturbo e dalle categorizzazioni dei sintomi, all’interpretazione degli stessi: diventano tali perché costruiti così dalla persona che li dichiara.

Non è più di fondamentale importanza chiedersi quanto un sintomo sia vero o falso o da cosa sia provocato, ma quanto quella particolare visione delle cose sia utile o disfunzionale per la persona.

La Psicologia dei Sé in questo senso resta più legata ad un meccanismo di causa-effetto dei comportamenti umani e dei disturbi psicologici, sottolineando l’importanza di risalire all’impronta originaria del passato che ha determinato le circostanze attuali.

Il vincolo con i retaggi familiari è forte. Ciononostante, sono rintracciabili alcune somiglianze fra le due teorie.

Secondo entrambe, il motivo principale di sofferenza per le persone é non riuscire a cambiare la loro visione delle cose, come se vivessero un blocco del movimento. I coniugi Stone lo spiegano come uno sbarramento originario della possibilità di espressione di parti di se stessi (Sé Rinnegati) che sono state rifiutate perché minacciose per la vulnerabilità del bambino. Kelly lo interpreta come una rigidità del sistema di costrutti personali, bloccato nella sua capacità di anticipazione degli eventi e di ristrutturazione dell’esperienza.

Servendosi di metodologie e tecniche di intervento diverse, i due orientamenti puntano però verso un obiettivo comune: consentire, nel rapporto con il proprio terapeuta, di sperimentare nuove posizioni, fare esperienza di nuovi Sé e trovare alternative ai presenti costrutti personali che siano dotate di un significato, per ampliare il proprio repertorio di azione e le proprie opzioni di scelta.

E’ necessario mettere la persona in quella che si può definire “area di discomfort”: una condizione scomoda e al contempo sufficientemente sicura nell’ambito della terapia, che permette di accedere ad una visione più ampia e consapevole delle proprie scelte di azione (o dei Sé Primari messi in atto) e collaudare nuove opportunità, a cui si è rinunciato finora, per continuare proficuamente a fare esperienza.

Focus sul Sé come costrutto

Volgendo uno sguardo conclusivo (ma non concluso) alla specifica interpretazione del Sé in chiave costruttivista, nell’articolo “A Community of Self” (1977), Miller Mair delinea il suo punto di vista rispetto a come può essere descritto l’essere umano nella sua natura più intima e caratteristica. Utilizza “una particolare metafora dell’uomo”, specificando che si tratta solo di uno dei molti modi per costruire ed esplorare l’argomento, non di un’assunzione assolutistica con pretese di verità. Tale metafora è quella del Sé non come ente unico e individuale ma come una molteplicità di Sé differenti, una “comunità” appunto.

Può essere esperienza comune a più persone la sensazione di pensare o agire, in una determinata situazione, come se fossero chiamate in causa due o più parti diverse di se stessi, con caratteristiche spesso contrastanti.

Ponendo l’attenzione su ciascuna di esse singolarmente e successivamente mettendole a confronto e facendole “dialogare”, è possibile delineare un quadro più ampio delle modalità di costruzione personali. Secondo l’autore, questa visione fornisce una cornice di significato piuttosto flessibile per esprimere aspetti del vissuto sia individuale sia relazionale: pone l’accento sulla molteplicità di Sé co-presenti all’interno di ogni individuo, chiamato a rispondere ad una collettività dentro e fuori di sé.

Ogni persona ha quindi la possibilità di incarnare molti Sé, molti punti di vista dai quali agire, può spostarsi dall’uno all’altro cambiando prospettiva su se stesso e sugli altri, trovando nuove vie. 

L’autore infine chiarisce il costrutto di Sé così come Kelly lo ha descritto:

“un gruppo di eventi che sono simili in un certo modo e, allo stesso modo, necessariamente differenti da altri eventi” (Kelly, 1955).

Così come ogni altro costrutto, può essere usato in maniera diversa da ogni persona. Divergendo dal senso comune che vorrebbe collocare il concetto di “Sé” come “interno” alla persona e quello di “altro” come esterno (più soggettivo il primo, più oggettivo e realistico il secondo), Kelly afferma che nella PCP non c’è necessità di effettuare queste distinzioni poiché Sé e altro sono i due poli di uno stesso costrutto e si definiscono vicendevolmente.

Tale considerazione esprime la differenza fondamentale che distingue le due teorie a confronto: l’assunto degli Stone è che i molteplici Sé di cui l’uomo è espressione sono una realtà ontologica che serve per motivare passato e presente della persona.

Kelly li considera invece uno dei moltissimi modi con cui l’uomo si racconta metaforicamente, dà senso alla sua esperienza; una chiave di lettura in cui Sé e altro sono inscindibili e in dialogo reciproco non predeterminato ma costruito e ricostruito con il mutare dell’esperienza.

Conclusioni

Al termine di questo rapidissimo ping pong teorico, sottolineo quelle che a mio parere sono le due principali differenze e somiglianze fra PCP e Psicologia dei Sé.

Secondo il costruttivismo, l’uomo costruisce personalmente il significato degli eventi che lo riguardano, non essendo da essi determinato. Ciò fa sì che non sia possibile concepirlo come una vittima del proprio passato, poiché è in qualsiasi momento protagonista e abile ricostruttore della propria vita e mantiene l’imprescindibile libertà che denota la sua natura.

Nella visione della Psicologia dei Sé, i coniugi Stone sono al contrario impegnati ad individuare l’esistenza di Sé Primari e Sé Rinnegati considerandoli entità ontologiche e strettamente determinanti per l’individuo, che vive quindi in una condizione di dualismo/pluralismo deterministico in cui qualcosa causa necessariamente qualcos’altro.

Il presupposto teorico che invece avvicina di più i due orientamenti è quello del kelliano approccio credulo: quel particolare atteggiamento nei riguardi del paziente che si manifesta nel tentativo di assumere la prospettiva del cliente, di vedere il mondo con i suoi occhi, ponendo al centro la PERSONA, non tanto il DISTURBO. Ad entrambi gli approcci teorici possiamo riconoscere lo sforzo e la disponibilità a mettersi nei panni dell’altro per comprendere il più possibile quanto espresso, giungendo poi a metodi di intervento differenti e personalizzati.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

  • Chiari, G. e Nuzzo, M.L. (a cura di) (1998), Con gli occhi dell’altro. Il ruolo della comprensione empatica in psicologia e in psicoterapia costruttivista. Unipress, Padova
  • Bannister, D., Fransella, F. (1986), L’uomo ricercatore, introduzione alla psicologia dei costrutti personali. Psycho Editore Martinelli & C., Firenze
  • Kelly, G. (2004), La psicologia dei costrutti personali. Teoria e personalità. Ed. italiana a cura di Marco Castiglioni. Cortina Editore, Milano
  • Mair, J.M.M. (1977), The Community of Self. In: Bannister, D., New Perspectives in Personal Construct Theory. Academic Press, London – New York – San Francisco

LA PSICOLOGIA DEI SE’: una possibile visione delle dinamiche (inter)personali

In questo articolo illustro i presupposti concettuali di un orientamento psicologico piuttosto recente (seppur le sue radici affondino in teorie cardine della storia della psicologia): la Psicologia dei Sé. Ho avuto modo di farne conoscenza durante un perfezionamento post lauream, trovandola una voce più originale rispetto alle teorie classiche proposte durante la formazione universitaria. La mia specializzazione si è poi orientata verso un approccio di tipo costruttivista; argomento del prossimo articolo sarà proprio il confronto fra diversi aspetti di questi due ambiti.

La “Psicologia dei Sé” è un quadro teorico che nasce all’inizio degli anni ’70 ad opera di due coniugi americani: Hal Stone (psicoterapeuta di formazione junghiana) e Sidra Levi Stone (psicologa clinica di stampo comportamentista). Inizialmente viene concepito come vero e proprio metodo psicoterapeutico, dotato di tecniche di intervento specifiche. I suoi ideatori però lo hanno col tempo trasformato sempre più in un metodo educativo volto alla consapevolezza di sé e allo sviluppo del potenziale umano.

Le dimensioni chiave di questa struttura teorica affondano le loro origini nei mutamenti socio-culturali e nelle nuove influenze in ambito psicologico proposte già dagli anni ’50-’60:

  • l’importanza del concetto di auto-consapevolezza, portato all’attenzione del mondo occidentale da Freud e integrato dall’interazione con le filosofie orientali;
  • il movimento per lo sviluppo del potenziale umano promosso da Maslow e dalla Psicologia Umanistica;
  • la comunicazione inter e intra personale, riconosciuta come una componente fondamentale delle relazioni umane;
  • il concetto di personalità, intesa sempre più come processo in continuo divenire e non come dimensione statica e monolitica;
  • la conseguente rilevanza attribuita dalla Psicoterapia della Gestalt (Perls) e dall’Analisi Transazionale (Berne) all’espressione e alla drammatizzazione delle varie parti della personalità.

Psicologia dei Sé

Nella visione degli autori infatti, la personalità non è un’entità psicologica unitaria ma un insieme dinamico di sub-personalità in competizione fra loro per ricevere attenzione e soddisfare i propri bisogni. Tali sub-personalità vengono suddivise in due grandi gruppi:

  • i Sé Primari, l’insieme degli atteggiamenti e comportamenti di una persona con i quali essa si è originariamente identificata. Ciò accade perché fin dai primi mesi di vita questi aspetti (ad es. altruismo, disponibilità, autocontrollo) sono stati incoraggiati ad emergere, poiché ben visti dal sistema familiare e dalla cultura di appartenenza. Una sorta di eredità collettiva di valori, modelli di azione e idee circa il genere di persona che “bisogna essere”, allo scopo di potersi garantire la sopravvivenza e una maggiore accoglienza, approvazione, protezione da parte del gruppo di appartenenza. Tali Sé sono soggettivi e differiscono nelle loro combinazioni da persona a persona; possono variare durante la vita e possono inoltre coesistere in uno stesso individuo raggruppamenti di aspetti primari diversi in ambienti differenti (sul lavoro, nella vita di coppia, nel ruolo genitoriale).
  • i Sé Rinnegati, le polarità opposte ai Sé Primari: le sub-personalità che vengono giudicate negativamente dalla famiglia, dalla società e di conseguenza anche dall’individuo (ad es. egoismo, maleducazione, espressione di certe emozioni quali rabbia o dolore) poiché rischiano di allontanarlo dal riconoscimento e dall’accettazione sociale di cui ha bisogno, specie nei primi anni di vita.

L’insieme di tutti i Sé Primari con cui una persona si identifica è denominato Ego Operativo ed è considerato una funzione esecutiva della psiche: è colui che “decide” cosa fare e come farlo, prendendo in considerazione solo le scelte automatiche concesse dai Sé dominanti.

Gli autori affermano che i Sé Primari investono molte energie per continuare a respingere le pulsioni contrapposte dei Sé Rinnegati, che vorrebbero venire alla luce e potersi esprimere liberamente. Essi rappresentano una minaccia all’ordine precostituito, agli schemi di comportamento stereotipati e prevedibili appresi nell’infanzia e messi in atto dalla persona fino a quel momento, fonte di sicurezza e accettabilità ma anche di rigidità e stasi.

Secondo la Psicologia dei Sé, la personalità di un individuo così strutturata è come se venisse espressa parzialmente, riconoscendone e coltivandone solo alcune parti ed escludendone altre che, pur rimanendo apparentemente in ombra, sono comunque attive.Le sub-personalità rinnegate infatti si possono manifestare in molti modi: nei sogni, in momenti di vita particolarmente stressanti o critici o di cambiamento, ma soprattutto nelle relazioni interpersonali intrattenute dall’individuo. Tali relazioni spesso si basano sulla proiezione dei propri Sé Rinnegati su di un’altra persona. Gli autori affermano che

“le persone che scatenano in noi forti reazioni negative sono delle rappresentanti dirette dei nostri Sé rinnegati. Analogamente, le persone verso le quali proviamo una specie di fascinazione incontrollabile, sono anch’esse rappresentazioni dirette delle nostre parti trascurate o soffocate” (Stone H. e S., 2009).

personalita-psicologia-se

Riassumendo: per ogni Sé Primario con cui una persona si identifica esiste almeno un Sé Rinnegato di energia uguale e opposta che spesso, non avendo il permesso di manifestarsi, è proiettato sulle altre persone con cui viene intrattenuta una relazione. Fino a quando quel particolare aspetto verrà respinto e non riconosciuto, è molto probabile che continueranno a presentarsi situazioni, incontri, relazioni caratterizzate da quel particolare tipo di energia.

I coniugi Stone non attribuiscono giudizi di valore all’uno o all’altro polo o raggruppamento di Sé (Primari o Rinnegati). Affermano che

ogni nostra energia primaria ci è stata veramente di aiuto fino ad un certo momento e dovrebbe essere onorata come tale, anche se adesso non è più particolarmente utile.

Forse in noi esiste un numero infinito di Sé. Ognuno ha qualcosa da insegnarci. Ognuno arricchisce la nostra percezione del mondo. Quanto più ci coinvolgiamo profondamente con un altro essere, tanto più la relazione sfida un numero sempre maggiore di questi Sé ad emergere in superficie ” (Stone S., 1996).

La proposta degli autori è quella di considerare il potenziale insegnamento che ogni relazione può rappresentare, mettendoci metaforicamente di fronte ad un negativo fotografico di noi stessi e consentendoci di guardare alle parti inespresse della nostra persona che sono state disconosciute e ripudiate in assoluto senza possibilità di appello.

I Sé protettivi

E’ stato detto che il numero dei Sé che possono manifestarsi in ogni persona è potenzialmente illimitato. Inoltre, il fatto che un determinato aspetto o comportamento venga espresso come Sé Primario o rifiutato come Sé Rinnegato è assolutamente soggettivo e derivante dalla cultura familiare e dalla società di appartenenza.

Ciò nonostante, i coniugi Stone ipotizzano l’esistenza di alcuni Sé Primari caratteristici globalmente diffusi, che nascono con la specifica funzione di proteggere il bambino nei primi anni di vita, in cui versa in una condizione di estrema vulnerabilità. Per questo sono denominati Sé protettivi.

  • Il Controllore: nota qual è il comportamento ricompensato dai genitori e quale quello punito, dà senso alle regole del mondo e stabilisce un vero e proprio codice di comportamento per il bambino. Se particolarmente rigido, rende difficile rimettere in discussione il proprio modo di essere.
  • Il Perfezionista: stabilisce gli standard di qualità a cui ogni aspetto della persona deve corrispondere, impeccabili ed elevati su tutti i fronti per evitare le critiche e i giudizi negativi che potrebbero provocare sofferenza. La tolleranza per la fragilità e imperfezione della natura umana è però molto ridotta e ciò può innescare nella persona autovalutazioni molto severe.
  • Il Critico interiore: in stretta collaborazione con il Perfezionista, rileva gli errori e le inadeguatezze dell’individuo prima ancora che possano farlo gli altri, sottoponendolo ad un esame di coscienza preventivo che può metterlo al riparo da ogni dispiacere. C’è il rischio che l’autostima subisca un calo considerevole, tanto da provocare una svalutazione complessiva delle potenzialità della persona (Stone H. e S., 2008).

Questi sono alcuni esempi di Sé protettivi peculiari che, se utilizzati in modo proficuo, possono aiutare durante la crescita, la conoscenza del mondo e la formazione della personalità. Al contempo, se esercitano un controllo globale sul comportamento, possono impedire alla persona di fare esperienza nella totalità dei suoi aspetti anche negativi, imperfetti e contraddittori, non rischiando nulla al di là di ciò che è conosciuto e familiare, quindi rassicurante.

Voice Dialogue - Mandala

La tecnica del Voice Dialogue

Gli Stone propongono un processo di intervento a più livelli denominato Voice Dialogue (Dialogo delle Voci). E’ una tecnica che permette di sperimentare e conoscere, in un ambiente protetto e sicuro, quali sono gli aspetti dominanti e rinnegati di una persona, quali meccanismi ripetitivi inducono a mettere in atto e cosa si può fare per consentire alle parti sommerse di venire in superficie. Tutto ciò attraverso la guida di uno psicoterapeuta, un facilitatore o un counselor appositamente formati.

Il primo passo è quello di affinare progressivamente una “visione lucida” della propria condizione, sinonimo di autoconsapevolezza. La visione lucida consente di percepire in maniera più imparziale i diversi aspetti caratterizzanti di se stessi e del proprio ambiente, divenendo maggiormente consci delle origini dei propri Sé Primari e Rinnegati e imparando a dis-identificarsi da essi.

Successivamente è importante concedersi di fare “esperienza” dei propri Sé, ovvero far manifestare in vari modi le sub-personalità: sia quelle primarie e dominanti con cui la persona si è identificata, sia quelle rinnegate che sono state messe a tacere e che cercano un canale di espressione delle loro esigenze. Ascoltando le motivazioni e le richieste di tutte, sarà possibile comprendere maggiormente le origini di certi comportamenti e lasciare sempre più spazio a quei Sé Rinnegati inizialmente considerati pericolosi, senza che costituiscano una minaccia per la propria personalità.

In ultima analisi, la tecnica propone un graduale passaggio da un Ego operativo (l’insieme di tutti i Sé Primari con cui una persona si identifica) a un Ego consapevole. Per quest’ultimo si intende un processo di consapevolezza in continuo divenire, in grado di accogliere contemporaneamente vari Sé senza giudicarli (ad es. il Sé attivista e quello pigro, il Sé altruista e quello più egoista). L’Ego consapevole è capace di gestire la tensione fra gli opposti e di operare delle scelte senza privilegiare o penalizzare a priori nessuna sub-personalità. La possibilità di essere in contatto con tutte e due le polarità che costituiscono i Sé Primari e i rispettivi Sé Rinnegati, senza che una predomini sull’altra, permette di compiere scelte più efficaci e versatili nelle differenti situazioni quotidiane e di dialogare in maniera più fluida e libera sia con se stessi sia con gli altri.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

  • Stone, H. & S. (1996), Il Dialogo delle Voci, conoscere e integrare i nostri Sé nascosti. Amrita Edizioni, Torino
  • Stone, H. & S. (2006), La coppia viva, come prendersi cura di sé e dell’altro per crescere insieme. Edizioni Crisalide, Latina
  • Stone, H. & S. (2008), Il critico interiore. Mai più contro noi stessi! Macro Edizioni, Cesena
  • Stone, H. & S. (2009), Tu e Io: incontro, scontro e crescita nelle relazioni. Xenia Edizioni, Milano