Vi capita mai di riuscire a ritagliarvi un momento di relax solo per voi nella frenetica routine quotidiana? Un angolino di tempo in cui riposarvi, recuperare energie, prendersi cura di sé? Per ciascuno di noi può essere qualcosa di diverso: una passeggiata nel parco cittadino, un film da soli o in compagnia, un divano e quel libro rimasto troppo a lungo sul comodino, una giornata alle terme, una sessione di sport, una ricetta nuova da sperimentare, del rilassamento con la musica preferita in sottofondo…
Qualunque sia l’attività prescelta, l’avete programmata, attesa e finalmente eccola, eccovi pronti a staccare da tutto e concedervi il meritato riposo!
E… vi capita mai di accorgervi sul più bello, a metà del paragrafo del libro, nel bel mezzo della conversazione con l’amico, o asciugandovi il sudore in palestra… che la testa è tutt’altro che sgombra, sta continuando a lavorare? I pensieri frullano continuamente al posto del sottofondo musicale: le cose da sistemare a casa, il progetto da consegnare al capo, la visita medica da prenotare, quell’impegno che proprio non vorremmo avere…
E’ come se non fossimo del tutto presenti a noi stessi e a quello che stiamo facendo in quel momento, pur trattandosi di qualcosa di piacevole e desiderato. Invece di alleggerire la mente per un po’ di tempo, spesso senza rendercene conto ci portiamo dietro dubbi, preoccupazioni, catene di riflessioni e programmi futuri che rischiano di appesantire anche la nostra pausa relax.
E’ così difficile staccare la spina?
Senza generalizzare e provando a fare qualche ipotesi, credo possa esserlo nel momento in cui, ad esempio, farlo significa lasciare per un attimo il (presunto) controllo sulla propria vita, lasciare che le cose scorrano e si rimescolino senza la nostra continua supervisione. Questo come ci farebbe sentire?
Può essere difficile “mollare le redini” se, con un altro esempio, farlo significa pensare anche solo per un istante di non essere sempre e comunque indispensabili (la Terra gira da sola anche durante la mia ora di pilates!); o viceversa, pensare che alcune delle cose che ci distraggono non sono sempre e comunque indispensabili per noi (fra tutti i miei impegni, c’è qualcosa che posso archiviare, rimandare, tralasciare, delegare?).
Cosa rappresenta per noi sentirci “al centro del mondo” o sentire che “le cose del mondo sono sempre al centro della nostra attenzione”?
Un’altra situazione che mi viene in mente rispetto a quanto sia “faticoso rilassarsi” è ad esempio la scarsa abitudine che abbiamo, come società occidentale, a concentrarci prevalentemente sulle nostre sensazioni fisiche, sul nostro corpo, continuamente in dialogo con noi ma raramente ascoltato.
Con quali parti di noi, magari poco conosciute o spaventose, dovremmo metterci in contatto se facessimo silenzio per un attimo?
Questi sono solo alcuni spunti su cui riflettere. Possiamo chiederci se nella nostra esperienza personale rintracciamo situazioni simili e cosa rappresentano per noi; se al contrario abbiamo vissuti molto diversi, se e come siamo cambiati negli anni…
Cosa raccontano di noi le pause relax?!
Non vuole essere un puro esercizio teorico, un altro complesso percorso mentale che va ad aggiungersi ai continui pensieri messi sotto la lente di ingrandimento!
Credo questa riflessione possa avere a che fare con il modo in cui ci muoviamo nella nostra vita e nelle nostre molteplici relazioni, può dirci qualcosa di noi e di come ci vedono gli altri, quali sono le nostre priorità…
Da questa maggiore consapevolezza possiamo partire, se lo vogliamo, per esplorare e sperimentare modi alternativi di vivere certe situazioni. Non solo perché ci può interessare cambiare comportamento.
Può incuriosirci anche osservare cosa accade dentro di noi, in ciò che pensiamo, in come guardiamo il mondo, se proviamo, sempre per un attimo, a fare qualcosa di diverso.
(Prosegue con #Parte2)
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