E’ con piacere che condivido in questa sede l’intervista rilasciata qualche giorno fa per un noto portale di ricerca professionisti qualificati e servizi per la persona.
Mettersi a disposizione per raccontare il proprio modo di lavorare è sempre un’ottima occasione per fare il punto, guardarsi dentro, ridefinire nuovamente i capisaldi del proprio operato e chiarire quali sono le linee guida professionali che ci rendono non solo competenti ma anche unici. Di seguito il testo dell’intervista e questo il link in cui trovare l’originale: https://www.prontopro.it/pd/padova/psicologo-e-coaching
Le risposte del Professionista alle tue domande
Giulia Tortorelli – Psicologa a Padova
Oggi vi presentiamo la dottoressa Giulia Tortorelli, psicologa e psicoterapeuta, 35 anni, che ci parlerà di psicologia clinica e della salute e approfondirà nello specifico le sue competenze. Attualmente lavora presso due sedi: uno studio a Vigodarzere (prov. di Padova) in collaborazione con un medico pediatra e una logopedista; uno studio a Padova (zona Sacra Famiglia) condiviso con altri colleghi con formazioni differenti. Forte la motivazione iniziale, all’inizio del percorso di studi e formazione, di voler conoscere profondamente se stessa (“Requisito dal mio punto di vista imprescindibile per chi sceglie un lavoro come il mio”); insieme alla perseveranza, all’impegno e all’apertura verso l’altro, questi ingredienti le hanno confermato la passione nello scegliere questa strada per comprendere come poter essere utile alle persone nelle loro difficoltà e nelle sofferenze ordinarie e stra-ordinarie.
Cosa cura uno psicologo?
Così ci risponde: “Il DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) racchiude un vastissimo elenco e descrizione delle principali problematiche/patologie/sintomatologie psicologiche e psichiatriche che uno psicologo può rendere in cura. Dalle più conosciute anche dal senso comune (es. disturbi d’ansia, depressione, disturbi alimentari…) alle più recenti (es. cyberbullismo, gioco d’azzardo patologico, isolamento estremo -Hikikomori-…). Questo strumento è di fondamentale importanza per la diagnosi e il trattamento delle specifiche problematiche. Seguendo poi la mia esperienza e formazione, mi viene da rispondere che uno psicologo si prende cura soprattutto della relazione. Al di là di ogni orientamento teorico, di ogni tecnica o strategia operativa appresa, sono ingredienti terapeutici fondamentali la qualità dell’incontro con l’altro, della comunicazione e della relazione che si crea tra paziente e terapeuta, che ci si auspica possa essere quanto più onesta, fiduciosa e aperta possibile. Dovrebbe essere un rapporto diverso da qualunque altro sperimentato prima: uno psicologo non è un amico, non è un parente, non è un collega, non è un confessore. E’ un professionista sanitario competente nella presa in carico di specifiche patologie, disagi psicologici e psichici, che possiede le conoscenze e gli strumenti utili ad esplorare le storie di vita delle persone e a costruire insieme ad esse delle alternative percorribili.”
Qual è il giusto prezzo per uno psicoterapeuta?
In merito alle tariffe delle prestazioni sanitarie di natura psicologica, i professionisti fanno riferimento al “Testo unico della tariffa professionale degli Psicologi”. Tale documento indica un intervallo, tariffa minima-tariffa massima, entro cui il professionista deve collocarsi. La scelta dipende da diversi fattori: il tipo di prestazione fornita (es. una seduta di consulenza o sostegno psicologico, una certificazione scolastica, una valutazione neuropsicologica, un colloquio di selezione, una formazione, una supervisione, e altri)… In secondo luogo si considera il tipo di destinatario, ossia un ente pubblico/privato o una persona fisica o un gruppo/equipe… Infine un terzo parametro è la durata della prestazione lavorativa e la natura della stessa; ad esempio un colloquio individuale, di coppia, familiare, un intervento scolastico, un gruppo terapeutico o una consulenza aziendale. Tutte queste variabili sono prese in considerazione nel tariffario di riferimento e contribuiscono a determinare il costo dell’intervento del professionista, seguendo deontologicamente dei criteri di non concorrenzialità. Gli accordi vanno poi sempre stabiliti tra professionista e utenza, considerando quindi il caso specifico che potrebbe avere delle caratteristiche particolari.
Cosa può spingere uno psicologo ad annullare la terapia?
Ci possono essere diversi motivi che portano il professionista all’interruzione di una terapia in corso. Per necessità e/o impedimento personale; ad esempio il trasferimento o l’insorgenza di problemi di salute importanti o altro. Per valutazioni relative alla psicoterapia stessa, cioè se il professionista si rende conto che il lavoro non risulta effettivamente produttivo e utile alla persona. Perché ritiene che gli obiettivi terapeutici condivisi con la persona siano stati raggiunti e che possa quindi beneficiare di un avvio alla chiusura della terapia. Per dare priorità, qualora lo ritenga opportuno, all’intervento di un altro specialista ad esempio ad un medico sia per patologie organiche, sia per terapie psicofarmacologiche. In tutti i casi, sarà cura del professionista condividere con largo anticipo (quando possibile) una simile valutazione con il suo paziente o utente, in modo tale da esaminare la proposta assieme prendendo in considerazione le motivazioni, i vissuti e le alternative e concordando tutti i passaggi necessari al fine di portare a termine il percorso in maniera corretta e non dannosa per la persona, chiudendo il ciclo terapeutico condiviso. Il professionista potrà anche consigliare al/alla paziente di avvalersi di un altro psicoterapeuta, fornendo i contatti professionali dello stesso e potendo effettuare un passaggio di consegna nel rispetto della privacy.
Quando rivolgersi ad un psicoterapeuta?
Così ci risponde : “Credo fermamente che questa sia una decisione molto soggettiva. Proprio perché è fondamentale che scatti la famosa alleanza terapeutica descritta prima, la motivazione a rivolgersi ad un professionista dovrebbe essere sia forte sia personale. Si fa più fatica ad iniziare un percorso con una persona che non crede in partenza a questo tipo di intervento, che vi è spinta da altri o addirittura costretta. E’ possibile e comprensibile certamente avere un iniziale timore, pudore, scetticismo, paura… che solo l’incontro col professionista potranno chiarire anche parlandone apertamente. Detto ciò, i motivi possono essere davvero infiniti perché stanno dentro alle singole storie delle persone e ai significati che loro danno a ciò che vivono, posso provare a enunciare qualche esempio sia più “tecnico” sia più descrittivo. Serve andare dallo psicologo/psicoterapeuta quando soffriamo di una dipendenza; quando il nostro rapporto con il cibo è fortemente squilibrato e stiamo mettendo a rischio la nostra salute psico-fisica; quando proviamo sentimenti di forte isolamento, solitudine, abbandono, disinteresse per qualsiasi compagnia o aspetto della vita; quando ci attanaglia il panico o la paura o l’ansia per determinate situazioni che percepiamo più grandi di noi; quando ci stiamo separando/divorziando e vogliamo farlo con serenità per noi e per eventuali figli; quando ci sono crisi di coppia che sentiamo di voler affrontare per proseguire il percorso in due; quando vorremmo cambiare ma non sappiamo esattamente cosa o come farlo; quando abbiamo subito traumi importanti (lutti, perdite, violenze, abusi…) che è necessario rielaborare; quando dobbiamo prendere decisioni di vita importanti e desideriamo fare chiarezza; quando in famiglia c’è una disabilità che va trattata sostenendo contemporaneamente il diretto interessato e tutta la famiglia… Quando… potrei davvero continuare a descrivere un elenco vastissimo di situazioni. Ma l’invito che rivolgo alle persone è proprio quello a riflettere senza paura e interrogare prima di tutto se stessi per valutare se possono beneficiare di un aiuto psicologico.”